sabato 14 agosto 2010

Ladakh: Appunti di viaggio 3



Giornata di tutto riposo. Oggi in Ladakh è sciopero generale, ne approfitto per mettere in ordine le valigie. Tra pochi giorni il rientro in Italia. Dopo le prime preoccupazioni e il forte mal di testa ho scoperto con piacere che l’altitudine non mi ha creato grossi problemi, basta camminare molto piano. Vuol dire, forse, che il mio corpo sta riconquistando forza e salute?


Il giorno successivo organizzo un' escursione in taxi ai templi di Alchi e Lamayuru, il più distante, 125 km. Paesaggio suggestivo. Catene montuose di color mattone, violetto. Gole profondissime, dove scorre il fiume Indo. Lungo la strada si incontrano soltanto piccoli villaggi. Alchi è un antichissimo tempio, posto proprio al centro di un villaggio. Lungo il percorso siamo costretti a fermarci e scendere dall'auto per una breve sosta ai piedi delle montagne, lungo le rive del fiume. Un gruppo di militari controlla i documenti dei turisti, prima di lasciarci attraversare il fiume Indo per raggiungere l’ultima tappa: Lamayuru. Accanto alle tende dei militari anche quelle di alcune tibetane che sferruzzano e vendono bibite.






Decisamente più affascinante e pericoloso è il percorso per Lamayuru , venti chilometri di tornanti ripidi di montagna per arrivare ad una spianata ventosa. La strada è talmente stretta e a strapiombo che se dovesse accadere un incidente sarebbe difficile proseguire il cammino con l’ auto. Più avanti dobbiamo rallentare, c’è un odore acre e tanto fumo. Un gruppo di uomini, vestiti di stracci, neri per il fumo, sta asfaltando la strada con mezzi rudimentali. Man mano che si sale cambia improvvisamente il colore delle montagne che diventano rosa, bianco latte, un paesaggio lunare.


Il tempio di Lamayuru compare come un nido d’uccello sullo spigolo di una roccia altissima. Credo che siamo a 4000 metri. Questo è il tempio dove, secondo la leggenda, sarebbe vissuto Milarepa. All’interno testi antichi, statue, tanka di rara bellezza. All’esterno, nel piazzale antistante, due monaci, seduti per terra, lavorano con una macchina da cucire. Tutto intorno un antico villaggio ricavato nella roccia, sembra un alveare umano.


In serata saluto il gruppo di italiani con i quali ho condiviso questi quattro giorni:un breve assaggio delle bellezze naturali del Tibet indiano. Il Ladakh meritava un soggiorno più lungo. La regione è molto vasta e tanti sono i templi disseminati tra le sue montagne. Forse sarà il vento la causa di un atroce mal di testa che mi tormenta tutta la sera.



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