venerdì 24 dicembre 2010

I semi della violenza


Lo yoga insegna con le sue tecniche a neutralizzare la legge del karma, abituando il discepolo a non attaccarsi alle cose, agli oggetti, alle persone. Insegna ad agire con disinteresse, senza attendere il frutto delle proprie azioni. Paramahansa Yogananda amava ripetere: “I semi del passato karma non possono germogliare se vengono bruciati nel fuoco divino della saggezza”.


Krishna, nella Bhagavad Gita, cerca di convincere Arjuna che è giusto e doveroso uccidere i suoi cugini Kaurava. Si può accettare il discorso di Krishna in chiave metaforica: ognuno di noi deve combattere una guerra interiore contro il Male. Krishna dice: “Tu sei un guerriero, allora tu devi uccidere”. Ma un uomo non è soltanto un guerriero, è soprattutto un essere umano, quindi deve trascendere la propria casta. Gandhi ha mostrato con la sua vita che si può combattere la violenza con la non violenza. Diceva: “L’uomo forte non ha bisogno di armi per difendere la sua libertà. Egli sacrifica il suo corpo per salvare la sua anima”. Purtroppo anche l’ India, a volte, è percorsa dai fremiti dell’ integralismo e del terrorismo religioso.


L’idea di una guerra giusta o santa la ritroviamo in molte religioni. Non erano viste in questa ottica forse le crociate dei cristiani? E quanta violenza, quanto sangue continua ancora a seminare nel mondo la lotta degli integralisti islamici! Sarebbe stato possibile sconfiggere il fascismo e il nazismo senza combattere con le armi? In caso di aggressione, un popolo ha il diritto di difendersi? Nella attuale società globalizzata oggi si combatte anche in nome di un ideale di democrazia e di giustizia, vero o presunto. Le truppe di pace dell’ONU sono andate in Bosnia e in Ruanda e in molti altri stati. Gli americani hanno intrapreso la prima guerra del Golfo, probabilmente più per difendere i loro interessi per il petrolio, che per proteggere il Quwait da Saddam Hussein. E dopo tanti anni le truppe internazionali, comprese quelle italiane, sono ancora in Iraq e in Afghanistan. E non si vede ancora un via d’uscita onorevole. Intanto, continuano le stragi da parte dei terroristi e aumentano le vittime civili della “guerra intelligente”.


Il tema della violenza ci riporta inevitabilmente alla seconda guerra mondiale e alla terribile tragedia dell’Olocausto. Milioni di ebrei uccisi con il gas letale nei campi di concentramento. E non si sono mai sopite le polemiche su Pio XII (riaccese dopo un recente sceneggiato televisivo) ; molti tedeschi erano “buoni” cattolici, perché dal pulpito il Papa non ha mai urlato ad Hitler: ”Basta con queste barbarie!”? Pio XII non sapeva nulla dei campi di concentramento? Non sapeva delle camere a gas? Credo che Giovanni Paolo II, che ha sempre tuonato contro tutte le guerre, non si sarebbe fermato davanti a nulla. E’ vero anche che molti ebrei, in Italia ma anche all’estero, sono stati salvati, protetti, nascosti nei vari monasteri e conventi cattolici.


La violenza quotidiana nelle nostre città si alimenta con il mito delle armi. Negli Stati Uniti è talmente facile acquistare una pistola ed è così comune averla in casa che un bambino può portarla a scuola e uccidere i compagni di classe e gli insegnanti per disperazione o per gioco, perché lo ha visto fare in televisione. E’ successo varie volte, come testimoniano le cronache, e questo ci lascia esterrefatti, ma è altrettanto barbaro l’uso della pena capitale. Ad uno Stato moderno e democratico non è lecito uccidere.

sabato 18 dicembre 2010

L’Ego

L’ Ego è il grande nemico dell’uomo e della sua ricerca spirituale. Spesso nella vita si incontrano degli ego mostruosi, sono come dei palloni gonfiati che sovrastano e appesantiscono il corpo fisico. Persone che non conoscono la discrezione, la sobrietà, l’autocritica e l’autoironia. Chi cerca invece la perfezione, chi segue il cammino spirituale, chi desidera diventare una sola cosa con l’Uno ha davanti una sola certezza: un lungo e faticoso percorso. Alla fine del cammino, irto di ostacoli e sofferenza, si dovrebbe giungere anche al superamento della distinzione dei due sessi, il concetto maschile e femminile non dovrebbe avere più alcun senso.


Credo che la santità non sia patrimonio di una sola religione, si può diventare santi qualunque dio si adori. Sono necessarie: verità, onestà, consapevolezza. La nostra meta è arrivare ad armonizzare le due polarità, maschile e femminile, che sono dentro di noi.


Un giorno una bambina chiese a Yogananda durante una cena, colpita forse dai suoi lunghi capelli,: “Sei un uomo o una donna?”. E lui rispose: “Né l’uno né l’altra”.


domenica 12 dicembre 2010

La reincarnazione secondo il Vedanta



“…Il pensiero vedantico non vedeva la rinascita come un ingresso in un nuovo corpo subito dopo la morte; l’essere mentale dell’uomo non è legato in modo così rigido all’essere vitale e a quello fisico,- al contrario, questi ultimi in genere dopo la morte si dissolvono. Deve quindi esistere , prima che l’anima sia richiamata indietro verso un’esistenza terrestre, un intervallo nel quale essa possa assimilare le sue esperienze terrene per essere in grado di costituire poi un nuovo essere vitale e fisico sulla terra. Durante tale intervallo essa deve indugiare in stati e mondi di là da questo, che possono essere favorevoli e sfavorevoli al suo sviluppo futuro. … "


"...In rapporto allo sviluppo individuale dell’anima, quindi, la vita nei mondi dell’aldilà, come la vita sulla terra, è un mezzo e non un fine in sé stesso.”

(Isha Upanishad commentata da Sri Aurobindo).

Isha Upanishad


Questo verso della Isha Upanishad, una delle più antiche ed ermetiche sruti, “scritture rivelate” , dovrebbe essere meditato da molti intellettuali dei nostri tempi :” In cieche tenebre entrano coloro che seguono il cammino dell’Ignoranza, e in tenebre, se possibile ancora più fitte, coloro che si dedicano alla Conoscenza soltanto”.

domenica 5 dicembre 2010

Arjuna e il dovere di uccidere


“Colui che pensa che sia esso a uccidere e colui che pensa sia esso ad essere ucciso, sono tutti e due in errore, perché esso non uccide né è ucciso”. (Bhagavad Gita)


E con parole quasi identiche esprime lo stesso concetto la Katha Upanishad. Poi Krishna nella Bhagavad Gita, aggiunge: “Esso non nasce mai né mai muore, né, essendo ciò che è venuto ad essere, di nuovo cesserà di essere; è non–nato, eterno, permanente, originario; non è ucciso quando il corpo è ucciso”. Come dire: Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, né lo bagna, quindi si può anche uccidere un’altra persona perché quello che muore non è il Sé, ma soltanto il corpo, un logoro vestito. Sembra quasi una giustificazione di quello che si appresta a fare Arjuna, sia pure con riluttanza: uccidere i suoi nemici, i cugini Kaurava. Noi intendiamo il messaggio della Bhagavad Gita, come un discorso metaforico, simbolico. Arjuna deve uccidere la parte negativa che è in lui, il suo lato Ombra.


Krishna continua il suo discorso ad Arjuna: “Ma se tu non vuoi compiere questa lotta secondo giustizia, allora, col mettere da parte il tuo dovere e la tua gloria, commetterai peccato”. Quindi colui che, per paura o per debolezza, rinuncia alla lotta nella vita quotidiana, commette peccato. Prosegue: “Inoltre gli uomini parleranno sempre della tua vergogna; e per uno di cui si è avuto sempre un’alta opinione, il disonore è peggio della morte stessa”. “O ucciso otterrai il cielo o, vincitore, ti godrai questa terra”. Insomma, lo sprona a superare tutte le remore, tutte le debolezze, tutte le paure, la pietà, per andare avanti con la battaglia e vincere.