lunedì 21 gennaio 2013

L’uomo della terra



“L’uomo della terra” è il primo romanzo di Maggi:  la storia di un uomo, Christopher Progoff, disorientato e infelice, al suo secondo divorzio. E’ a Parigi, nel periodo natalizio.  Sta valutanto la sua vita, il suo passato  e, dopo un attento esame,  prende una decisione drastica: lasciare l’occidente per trasferirsi in oriente alla ricerca del Sé. Sceglie di  vivere  in un ashram tenuto da irlandese, molto eccentrico, a Cylon, (Sri Lanka).  Ma anche lì la vita non si rivela semplice per l’inquieto protagonista. Lo swami, dopo un periodo di prova, lo spedisce nel sud dell’India per ritrovare se stesso.

 Di ashram in ashram, Christopher  si addentra nella tradizione spirituale indiana, legge  i Veda. E’ impressionato da un grande guru, Krishna Das, ma la sua ricerca  sembra non finire mai finchè non si innamora di  una donna indiana. Ma alla fine, anche questo rapporto entra in crisi, e Christopher  riprende la sua ricerca,  da solo. La ricerca della saggezza e dell’illuminazione continua tutta la vita e spesso è necessaria la solitudine.

 Il libro parte dalla esperienza personale di Maggi, ed è scritto in terza persona. Henry Miller ha detto a Le Monde:”E’ un romanzo che avrei voluto scrivere io”. Dore Lessing ha commentato : “Un libro considerevole…. Sono sicura che avrà successo.” Nadine Gordimer : “ E’ un libro notevole… scritto con humor  e passione”.


lunedì 14 gennaio 2013

Nascere con i delfini



“Abbiamo aperto un centro per le nascite nell’ acqua. Abbiamo i delfini.  Mère, La Madre, parlava molto del trauma della nascita. Mi diceva di fare qualcosa per evitarlo. La levatrice di Auroville è stata in Australia per documentarsi, ha partecipato a un congresso per le nascite con i delfini. Sono già nati quattro bambini con questo sistema. Ad Auroville vivono 40 italiani. Con i delfini si possono curare anche i depressi, gli handicappati. Un medico russo, Igor Ciorckoski, fa nascere i bambini con lo stesso sistema.

Durante un parto tre delfini si sono avvicinati alla madre e hanno nuotato con lei. Il bambino ha perso velocità e un delfino l’ha spinto verso la madre. “Sentivo la voce dei delfini”, ha raccontato la madre che ha  fatto questa esperienza.” I delfini erano felici di essere la nurse di questo essere umano.  Mi trovavo in un’altra dimensione”. I bambini che nascono in questo modo sono più tranquilli, più sani,  hanno uno sviluppo intellettivo superiore.”        continua……

                                                                    

domenica 13 gennaio 2013

La vita accanto a Mère


 
“Negli ultimi sette anni, dal 1966 al 1973, ho fatto la segretaria  personale di Mère. Era un incontro d’amore tutti i giorni. Facevo una vita  molto ritirata, molto interiorizzata, di meditazione, facevo qualche traduzione, poesie. Una vita molto protetta. Dopo la morte di Mère e di Natan la mia vita è cambiata molto. Non avevo bisogno di chiedere. Mère mi dava tutto quello di cui avevo bisogno. E’ stato un rapporto molto dolce, intenso , leggevo le lettere dei discepoli, rispondevo per lei. Lei ripeteva sempre la stesa cosa:” Arrendersi a Dio”. “Surrender”, diceva a tutti. Il nostro yoga si basa su questo.



Ho vissuto, prima di arrendermi completamente, 36 ore di sofferenza. Qualcosa in me faceva resistenza, poi ho capito la lezione. Dovevo abbandonarmi. Abbandono alla divina provvidenza. Le opinioni sono opinioni mentali. Dentro di me c’era resistenza. Lasciare il mondo e vivere nell’ashram è stato facile, difficile raggiungere l’abbandono totale a Dio.

Avevo scritto un romanzo, stavo facendo la revisione, l’ho strappato  ed ero ancora attaccata a Natan. “Anche un granello di sabbia se ci sei attaccato ti fa soffrire”, diceva Mère. Ognuno ha una line diretta (hot line) con il Signore. Così dopo questa esperienza ho capito cos’è l’amore senza attaccamento. Ho detto a Dio: Fai tu. Ora non ho più desideri. Cinque anni fa ho cominciato a interessarmi di omeopatia, curo i malati dell’ashram.

Non prego più Dio nel senso tradizionale. Dicevo: Tutte le mie azioni siano in accordo con la volontà divina.  La Mère mi faceva notare : “A questa frase, per essere perfetta, manca una sola parola, spontaneamente, senza sforzo.”

Una figlia adottiva, Ishita, ha ora 18 anni e vive vicino a me, l’altra 21 anni, è sposata con un medico omeopata e vive in California.

 Mère avea raccolto attorno a sé cinque persone. Sono morte tutte. Ne è rimasta una sola che ha la responsabilità dell’ashram. Lui ha scelto altre persone più giovani che ora collaborano e che poi continueranno l’opera di Mère e di Aurobindo. ”
Continua…

L’incontro con Natan



“Dopo il primo incontro ho chiesto a  Mère, la Madre, cosa potevo fare. Mi ha suggerito di tornare in Sudafrica per sistemare la mia situazione. Sono tornata, ho divorziato, e sono ritornata in India, a Pondicherry, nello stesso anno.

Nel 1964 ho incontrato Natan, Alberto Grassi, ingegnere. Natan significa: quello che si è arreso al signore. Maggi vuol dire : la delizia della madre. Aveva 28 anni più di me. Dicevo :“Ho scelto un uomo troppo giovane”. Io ne avevo 34, lui 62. Era stato sposato con due figli. Aveva fatto urbanizzazione in Guatemala. Siamo stati insieme 21 anni. Ha fondato la rivista italiana, “Domani”, a cui io ho collaborato. D’estate Natan non respirava più, aveva l’enfisema. Andavamo a Firenze.

Natan è morto nel marzo del 1985. Ho ancora un rapporto  con lui  a livello astrale. Non siamo mai soli.” 
 Continua...

giovedì 10 gennaio 2013

Valentina



 (Nel raccontarmi la sua vita Maggi apre una parentesi.)

 “Mère aveva raccontato una storia che mi riguardava  al suo segretario. La miniatura di avorio da lei dipinta  molti anni prima rappresentava il  ritratto di Valentina, io in una  vita  precedente. Mère l’aveva dipinta a Parigi alla fine dell’ottocento.  Mi ha detto che all’epoca  eravamo due pittrici, molto  amiche. Avevamo un intenso amore l’una per l’altra.Valentina lavorava  nello  stesso studio di Mère a Parigi.

Poi  Valentina  si è sposata  ed è partita per l’Egitto. Quando Valentina è partita, era  spiritualmente molto avanti, era come se non potesse vivere senza il divino. Valentina (la Maggi di oggi ) è morta giovanissima a 19 anni di parto, il giorno prima che Mère partorisse il suo unico figlio, morto qualche anno fa. Dopo qualche mese ho saputo la storia di Valentina e dopo qualche anno Mère mi ha regalato quel ritratto. "  Continua….




martedì 8 gennaio 2013

L’India


“C’era un congresso dell’Unesco nelle Filippine. Ci andai come osservatore, scrissi qualcosa per diversi giornali. Il congresso era “sulle grandi religioni del mondo”. Era un pretesto per allontanarmi da casa. Ho conosciuto in quell’occasione persone molto interessanti. Filippine Giappone, e  finalmente l’ India. Erano i primi giorni di gennaio del 1960.

Ero arrivata a Pondicherry  per Sri Aurobindo.  La prima cosa che ho fatto è stata  andare subito al Mahasamadhi, ero   profondamente commossa. Ho sentito finalmente che ero arrivata, che  questo luogo avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Ero venuta per ringraziarlo, mi aveva aperto la vita, gli orizzonti. All’inizio non capivo bene che ruolo avesse  Mère. Aveva organizzato bene l’ashram per consentire ad Aurobindo di scrivere. Avevo trovato l’ashram pieno di foto dei piedi di Mère. Qualcuno mi suggerì di comprare una foto di Mère perché mi avrebbe portato bene. Mère aveva vissuto vicino ad Aurobindo per 33 anni. Ho pianto. Pensavo:“Se le cose qui non andranno  bene, dove mai potrò andare, non ci sarà nessun altro posto  per me nel mondo.”

Il  29 febbraio del 1960, era il primo anniversario della discesa della supermente (illuminazione) di Mère. Durante la cerimonia  ho visto  Mère per la prima volta. Nell’aereo, venendo dal Giappone, l’avevo vista in visione  che mi aspettava con la mano tesa, portava sandali giapponesi. Mi sono trovata davanti a Mère e sono rimasta paralizzata. Ero la prima persona della fila. C’erano migliaia di persone dietro di me.

Dopo quel primo incontro l’ho vista in privato, da sola. Ero felice, mi aspettava. Quando l’ho vista mi sono messa a piangere e dicevo senza pensare:”Ti conosco già”. Nel 1960, quando l’ho conosciuta,  Mère aveva 84 anni. Nel 1973, quando è morta, aveva 96 anni. Aveva una grande lucidità. Ha giocato a tennis fino a 80 anni, aveva una pelle color albicocca. Negli ultimi quattro anni il fisico aveva perso  di tono. E’ stato un abbandono cosciente.”      continua …..

Maggi racconta Maggi



Il 21 settembre 1992 incontro Maggi Lidchi Grassi a Pondicherry, durante uno dei miei viaggi in India. Siamo sedute nel suo giardino. Maggi è serena e sorridente. Comincia a  parlarmi della sua vita, dall’infanzia  all’incontro con  Mère. Quello che segue è il resoconto integrale del lungo dialogo.(ne avevo fatto una breve sintesi nel 2010).

E’ Maggi che racconta:
“Sono nata in Francia, a Parigi, il 9 maggio del 1930, di discendenza Sefardita.
Mio padre era un antiquario, collezionista di quadri moderni, impressionisti, Chagall, Degas, e anche di tappeti persiani;  poi è stato costretto a vendere tutto. Nel ‘39 ci  siamo trasferiti in Sudafrica con tutta la famiglia (uno dei due fratelli è nato  lì) per paura di Hitler. A Johannesburg, dove ho frequentato l’università- la facoltà di letteratura e filosofia- ho vissuto per undici anni, fino al 1950. Subito dopo la guerra sono tornata in Francia.

 A 17 anni ho letto il primo libro di Aurobindo: “I saggi sulla Bhagavad Gita”. Ho capito subito che era un libro destinato a me. L’ho letto per due anni di seguito . Il secondo libro l’ho trovato in una libreria di Johannesburg: era il primo volume della “Sintesi dello Yoga”. All’epoca c’era l’embargo con l’India. Mi sono sempre chiesta come quel libro fosse arrivato proprio lì. Mi riguardava intimamene. Un giorno qualcuno, che sapeva del mio interesse per lo yoga, mi portò da un piccolo guru indiano che viveva  in un quartiere proibito agli europei. Avevo allora 25/26 anni. Aurobindo all’epoca era appena morto. Questo guru mi ha introdotto alla pratica della meditazione, anche se avevo  già tentato di meditare da sola. Mi ha aperto al mondo delle divinità indiane, così complesso.

Nel frattempo, a 22 anni, mi ero sposata con un regista cinematografico portoghese; scrivevo racconti, novelle, lavoravo con lui. Il primo bambino l’ho adottato a 44 anni. Ho adottato tre bambini : due femmine e  un maschio. Il terzo bambino aveva una sorellina che è stata poi adottata da una famiglia italiana. Abbiamo creato una casa per i piccoli  abbandonati e una scuola per 200 bambini poveri del villaggio. All’epoca  scrissi all’ashram che non potevo andare. Il marito portoghese aveva capito che lo yoga mi avrebbe allontanato per sempre  da lui.

Sono partita nel 1959, da sola.  Avevo 29 anni quando  arrivai in India. Mère mi aveva scritto:”Verrai quando sarà il momento.” Mio padre, che conosceva l’India, cercò di dissuadermi. “                                        continua…..