mercoledì 28 aprile 2010

Meera e la via del bhakti yoga



Nel 1990 sono tornata in India con il proposito di visitare la città di Chittor. Volevo vedere, la tomba di Meera Bai, mistica indiana, poetessa, devota di Krishna, dalla vita turbolenta e affascinante . Fu un viaggio lungo e faticoso con un taxi vecchio e rumoroso.


Meera, principessa di Chittor ( Rajasthan) nacque nel 1498, anche se non c’è certezza assoluta sui dati biografici. La sua storia si deduce dai poemi autobiografici , dal lavoro dei devoti e dagli eventi storici. Era figlia di Ratan Singh e nipote di Rao Duda, signore di Merta, potente stato indipendente del Rajastan. La madre morì quando aveva appena due anni. Il nonno si prese cura della sua educazione e influì sulle sue tendenze spirituali. La sua educazione prevedeva la conoscenza delle scritture, poesia ,musica ma anche esperienza nelle arti militari che svilupparono in lei, coraggio, perseveranza e determinazione.

Era una ragazza bellissima, con una voce melodiosa. La sua fama era nota anche al di fuori della sua città. Rana Sanga, il potente re di Mewar, la chiese in sposa per il maggiore dei suoi figli, il principe Bhojraj. Quando Meera compì 18 anni, nel 1516, fu celebrato il matrimonio e si narra che l’intera città di Merta fu decorata come una sposa. Dopo dieci anni, presumibilmente tra il 1525- 26 , il principe Bojiraj morì in battaglia.

Libera da impegni familiari (non aveva avuto figli), Meera si dedicò completamente a Lord Krishna, incarnazione di Vishnu. Nel suo cuore si era sempre considerata sua sposa e divenne devota del santo Ravidas, un guru di casta bassa. Lei ripeteva : “ Senza incontrare il Signore non posso vivere, ma senza il Maestro non posso realizzarlo”.


La leggenda narra che andava in estasi mentre cantava le lodi di Krishna . Si fece ben presto la fama di una principessa intossicata dall’amore di Dio e molti devoti cominciarono a seguirla, mentre la famiglia del marito e l’alta casta dei brahmini la criticavano ferocemente e arrivarono perfino a calunniarla. Alla morte del suocero nel 1527 succedette al trono il cognato. Una notte, credendo di trovare Meera in compagnia di un uomo, il cognato entrò nella sua stanza , ma la vide in estasi, soffusa di luce, e fuggì via spaventato. Per impedire che Meera incontrasse il santo Ravidas la fece rinchiudere in un’ala del palazzo reale, ma Meera riusciva sempre miracolosamente a fuggire.

Con la morte del cognato non finirono i guai per Meera. Il nuovo re, non sopportando la sua indipendenza, decise di ucciderla con una coppa d’oro avvelenata. In uno dei suoi poemi Meera ringrazia Krishna per aver tramutato il veleno in nettare. Si narra che anche il famoso imperatore Moghul , Akbar, incontrò in incognito Meera per ascoltare di persona le sue melodie e la sua voce ispirante. Tentarono una seconda volta di ucciderla inviandole un cofanetto che conteneva un prezioso braccialetto e una vipera velenosa. Ma anche questa volta si salvò.

Dopo molte altre disavventure e lotte intestine all’interno della famiglia del marito, Meera si rifiutò di tornare a Chittor, sua città natale, e cominciò a viaggiare di città in città per diffondere il suo messaggio di amore e devozione a Lord Krishna. Morì presumibilmente nel 1547 di morte naturale. Altri storici spostano la data tra il 1563 e 1573.

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