giovedì 3 giugno 2010

Swami Satchidananda e l'Integral Yoga








Ricordo che un giorno nella Porziuncola di San Francesco ebbi per alcuni istanti la stessa percezione che avevo avuto a Yogaville, in Virginia, nel Tempio del Loto, accanto a Swami Satchidananda (morto nel 2002), discepolo di swami Shivananda di Rishikesh. L’avevo conosciuto in Italia, in vari convegni yoga, e volevo assolutamente vedere l’ashram che aveva fondato negli Stati Uniti a Charlottsville, in Virginia. Così, nel settembre del 1989, passai alcuni giorni a Yogaville.

L’ashram disponeva di un grande appezzamento di terreno su una collina, in basso si vedeva scorrere il James River. Il complesso comprendeva vari edifici: quello per gli ospiti, quello per i rinuncianti, un teatro per le conferenze, infine la cucina con la mensa, tutto molto americano. Ma la cosa che colpiva di più, la più originale, era indubbiamente un grande tempio a forma di loto, dai colori tipicamente indiani. All’interno del tempio c’era una sala di meditazione con dodici nicchie dedicate alle maggiori religioni (Induismo, Buddhismo, Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo ecc.,) ma un posto era riservato anche alle religioni dei Nativi Americani e degli Africani e un altare vuoto per quelle fedi ancora sconosciute. Un raggio laser partiva dal centro della sala, arrivava al soffitto e ricadeva su ognuno degli altari. Come dire, l’energia primigenia è unica e illumina tutte le religioni create dall’uomo. Nel piano sottostante era stato allestito un museo dedicato alle varie religioni con i testi sacri e i vari strumenti di rito.
L’ Integral Yoga di Swami Satchidananda aveva uno spirito ecumenico. Aveva come motto questa frase:”La verità è una, i sentieri sono molti; nella vita spirituale tutti i sentieri conducono allo stesso luogo ”.

Mentre ero con gli occhi chiusi, seduta per terra nel tempio, improvvisamente mi apparve tra le sopracciglia un perfetto cerchio azzurro opalescente. Comparve appena Swami si sedette accanto a me e scomparve appena Swami Satchidananda si alzò. Nella Porziuncola di San Francesco accadde lo stesso fenomeno: mentre ero inginocchiata a pregare con gli occhi chiusi, il cerchio azzurro opalescente comparve improvvisamente, rimase per un po’ nella mia visione interiore e poi scomparve. Il flusso rumoroso dei turisti-fedeli - che entrano, danno un’occhiata ed escono, commentando ad alta voce - era davvero fastidioso.

Erano passati alcuni anni dal mio incontro con Swami Satchidananda a Yogaville quando, negli Stati Uniti, cominciarono a circolare voci su presunti abusi sessuali; mi sembrarono accuse inverosimili visto che avevo conosciuto personalmente Swamij e avevo constatato, per esperienza diretta, la sua carica spirituale. Realtà, gelosie, invidie? Non spetta a me giudicare. Ho voluto soltanto raccontare due esperienze simili, che avevo vissuto in posti ed anni diversi: i due episodi mi hanno confermato che l’energia cosmica è presente in ogni luogo, a prescindere dalla religione in cui si crede.

Anche la basilica di San Pietro potrebbe essere un luogo magico ma è troppo imponente, maestosa, ha troppi ori, colonne al suo interno. Ha più fascino all’esterno, dove la linea architettonica è più pura.

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