domenica 21 novembre 2010

Il mito della verginità

Il mito della verginità! Un mito maschile, non certo femminile,: un tempo l’uomo poteva rifiutare la moglie se il giorno del matrimonio scopriva che non era più vergine. Maria Goretti, uccisa il 5 luglio del 1902 con 14 colpi di punteruolo da un ventenne, Alessandro Serenelli, santificata perché martire, è diventata per la Chiesa il simbolo della purezza, un esempio per tutte le donne. Aveva 11 anni, le cronache dell'epoca la descrivono magra, denutrita, analfabeta. Era soltanto una bambina terrorizzata di essere uccisa, come pensa qualcuno, oppure era realmente consapevole della verginità come bene irrinunciabile?


E la verginità come bene irrinunciabile è quello che ripetevano continuamente le suore che gestivano la scuola che frequentavo, per volere di mio padre. Tanto che un giorno temetti di averla persa perché un bambino mi aveva soltanto sfiorato. Ricordo la sofferenza e l’umiliazione; nella mia mente infantile, mi disperavo per qualcosa che non sapevo nemmeno cosa fosse. Mi sentivo schiacciata dal senso di colpa e di inutilità. Tanto da desiderare di morire. Ma anche quello era peccato. Così, non mi rimase che convivere con la mia pena, finchè non fui abbastanza grande da capire che la verginità non può essere un mito, al massimo una scelta.


Nella società attuale la parola verginità è quasi scomparsa dal vocabolario degli adolescenti. Se qualcuno chiedesse a una ragazza:” Sei vergine?” Risponderebbe quasi sicuramente:”No, sono del segno dello scorpione”. Vergine non è chi non ha mai avuto rapporti sessuali, e magari pratica un petting spinto; vergine è colui o colei che ha la mente pura, aperta, tollerante.

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