venerdì 7 maggio 2010

L’energia della preghiera


La preghiera la ritroviamo in tutte le culture e religioni. Tutti noi abbiamo fatto l’ esperienza della preghiera. Perché la preghiera alcune volte è efficace ed altre no? Perché, a volte, gridiamo “aiuto” al cielo e non otteniamo risposta? A queste domande risponde, con un bel libro, Thich Nhat Hanh. Perchè se mancano fede, compassione e amore- spiega il monaco zen- è come cercare di telefonare a qualcuno avendo il cavo del telefono tagliato. “Il primo elemento che serve per una preghiera efficace - scrive Thich Nhat Hanh - è la comunicazione fra noi e l’entità che stiamo pregando.” Questo richiede consapevolezza e concentrazione. Condizioni necessarie per ottenere la saggezza trascendente.


Il monaco zen, nel suo libro “L’energia della preghiera”- come approfondire la pratica spirituale quotidiana- afferma che noi e Dio non siamo esistenze separate e distinte e, per questo motivo, la volontà di Dio deve essere anche la nostra volontà. Noi siamo in Dio o meglio Dio è in noi, lo diceva anche Gesù, citando il Salmo 82,: “Voi siete Dei e tutti figli dell’Altissimo”. Thich Nhat Hanh consiglia di pregare in una comunità religiosa, perché la preghiera collettiva è sicuramente più efficace di una preghiera solitaria: pregare insieme rafforza l’amore e la compassione per tutti gli esseri viventi. Il libro, che affronta anche la differenza tra le preghiere dei cristiani e quelle dei buddhisti, si conclude con alcune semplici tecniche di meditazione.


Per chi segue da anni queste tematiche probabilmente non troverà nulla di nuovo in quello che dice Thich Nhat Han, ma con il suo linguaggio semplice ed efficace il monaco vietnamita, arriva diritto al cuore dei problemi, e questo spiega il largo seguito che ha in occidente. Per chi sta morendo e per chi è malato la preghiera può essere di grande conforto. Il credente, grazie alla sua fede, affronta, l’ esperienza della morte con più serenità. Per i più fortunati c’è una luce che li guida fino alla soglia.


La preghiera quotidiana, più che incontro d’amore con Dio, è per lo più vissuta come un resoconto di richieste: “Mio Dio, ti prego, fammi ottenere quel posto, fammi guarire, fa che mio marito torni a casa.” Eppure, la vera preghiera è proprio quella che non chiede nulla, è lo stato di ascolto, di ricezione nei confronti dell’Assoluto. Noi dovremmo pregare soprattutto per la pace nel mondo, devastato da tante guerre, per tutti coloro che soffrono nel corpo, nella mente, nell’anima, per chi è in carcere, per chi è in ospedale, per i bambini che muoiono di fame, per i bambini soldato, per i bambini sfruttati, violentati, uccisi. E siccome queste sofferenze continuano a riprodursi, dobbiamo concludere che le nostre preghiere sono inefficaci. L’Assoluto è sordo alle nostre suppliche, noi parliamo con un telefono senza cavo, o è tutta colpa del karma, del destino?


La foto del Dalai Lama in preghiera è di Emiliano Pinnizzotto, per gentile concessione della Graffiti Press.

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