domenica 23 maggio 2010

Il secondo concilio di Costantinopoli

I primi padri della Chiesa credevano nella reincarnazione poi, nel 553, fu indetto un concilio ecumenico delle chiese cristiane, Costantinopoli II, e la Chiesa decise di mettere al bando i neoplatonici. I vescovi dell’impero romano d’Oriente, insieme con i legati del papa, furono convocati dall’imperatore Giustiniano I per condannare il neoplatonismo e il teologo Origene, morto tre secoli prima, accusato di una insolita tesi. Egli sosteneva che "alla fine tutti gli esseri saranno salvati" (apocatastasi), contrariamente a quanto affermava invece Agostino che ammetteva la dannazione eterna, tra infinite torture. Origene fu considerato eretico nel 543, (una condanna ribadita nei successivi quattro concili) perchè pensava che nel piano divino dovessero rientrare anche demoni e dannati. Prevedeva, insomma, un Inferno a tempo. Origene faceva paura anche da morto, oggi è considerato un dottore della Chiesa.


I dogmi, in quanto tali, devono essere accettati, secondo la Chiesa non possono essere ridiscussi. Ma un dogma che nasce da presupposti che non hanno nulla a che vedere con la fede è sempre valido? Dietro la decisione di condannare i neoplatonici si nascondeva forse l’ interesse dell’imperatore Giustiniano di controllare l’impero. Quindi, se l’interesse di Giustiniano porta la Chiesa a pronunciare un dogma, che è condizionato più dal potere temporale che da quello spirituale, per quale motivo deve continuare a influire sulla nostra vita, oggi e nei prossimi millenni?


Giustiniano e Origene sono morti da molti secoli, eppure le decisioni di quei concili sono ancora attuali. La Chiesa sostiene ancora oggi l'eternità dell'Inferno, come spauracchio per tenere a bada i fedeli. E per quanto riguarda la dottrina della reincarnazione l’allora cardinale Ratzinger la definì un “ciclo infernale”, riferendosi al Buddhismo. Fu decisamente un passo indietro nel dialogo interreligioso intrapreso da Giovanni Paolo II, anche se poi si cercò di mitigare il giudizio.


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