venerdì 26 marzo 2010

La morte di Hélène


Hélène è stata una grande analista junghiana, profondamente spirituale, acuta e dolce; ha avuto come maestri Ernst e Dora Bernhard. Era nata a Basilea il 19 luglio del 1904, si era laureata in legge, ma l’incontro con Yogananda aveva cambiato la sua vita.


Il nostro rapporto è stato all’inizio quello classico, tra analista e paziente, poi , nel corso degli anni , si è trasformato in un rapporto di profonda amicizia. Anche lei confidava le sue pene e a volte andavamo insieme a meditare nella cappella della SRF di Roma. Nell’estate del 1986 Hélène, come faceva spesso, era tornata in Svizzera per le vacanze estive, ma i mesi passavano e di lei non si avevano più notizie. Un giorno , con gli occhi dell’anima, la vidi malata, in una stanza tutta bianca. Finalmente, dopo laboriose ricerche, riuscii ad avere il numero di telefono della clinica dove era ricoverata. La chiamai diverse volte, lei voleva tornare a Roma, al suo lavoro, ma i medici sconsigliavano il trasferimento. Cercai di confortarla e di assicurarla che tutti coloro che l’ amavano l’aspettavano a Roma che , da moltissimi anni , era diventata la sua città. Alla fine Hélène tornò, era ancora abbastanza lucida, così decidemmo insieme di incontrarci spesso per raccogliere materiale per un libro. C’erano le sue conferenze da recuperare, la memoria del suo lavoro. Per un mese ci vedemmo due volte alla settimana, fino al 31 gennaio 1987, quando la pagina del mio taccuino rimase bianca.


La malattia di Hélène progrediva rapidamente, non era più autosufficiente. Aveva vuoti di memoria, paure infantili. Tutta la sua cultura, la sua sensibilità, la sua intelligenza, la sua ironia venivano cancellate giorno dopo giorno. Era rimasto il suo sorriso dolcissimo e i suoi occhi che avevano il colore di un lago alpino. Vederla soffrire mi faceva soffrire terribilmente, così egoisticamente rallentai le mie visite e mi vergognavo per questa scelta. Un giorno la trovai in piedi, scalza. La donna che l’assisteva l’aveva punita. Lei mi vide e disse:” Per fortuna che sei arrivata, sei il mio angelo”. La mia angoscia aumentava, come aumentava il mio senso di impotenza. Per dieci anni lei era stata il mio unico punto di riferimento, mi capiva al volo e sapeva condurmi al cuore dei problemi, ma in quella circostanza lei aveva bisogno di me ed io non sapevo come aiutarla.


Pensando di farle cosa gradita organizzai un pomeriggio di preghiera e di canti di Yogananda. Non immaginavo che quello sarebbe stato l’ultimo giorno che l’avrei vista. Quando arrivai lo capii subito. Era stesa sul letto, i suoi occhi guardavano lontano. Non parlava più, era assente , ma per un po’ sembrò ripetere il mio nome. Le stringevo la mano e piangevo disperata, la mia madre spirituale mi stava lasciando. Mentre risuonavano nella stanza le dolci melodie dei bhajans creati da Paramahansa Yogananda, Hélène ascoltava in silenzio.


Il gruppo di devoti della Self Realization Fellowship di Roma se ne andò in serata , io rimasi accanto a lei ancora per un po’, continuando a stringerle la mano mentre piangevo silenziosamente. Alla fine tornai a casa. A mezzanotte mi arrivò la telefonata che mi comunicava la morte di Hélène. Era il 19 ottobre del 1987. La sua scomparsa ha lasciato in me un vuoto incolmabile.


Foto: Natale 1986. A sinistra Hélène, a destra Rosanna Zerilli ( Horus).


2 commenti:

  1. Grazie di questa condivisione commovente.
    Grazie di cuore.

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  2. Gentile Signora,prendo atto con affetto del Suo ricordo di M.me Hélène che, tuttavia contiene diverse inesattezze:
    A Losanna M.me non era ricoverata in una clinica bensì per decisione di un suo nipote presso una Residenza per anziani dove io, su Sua richiesta andai a trovarla due volte; la seconda, nella primavera del 1987, per accompagnarla nuovamente a Roma. Era perfettamente lucida, presente a se stessa e per niente smemorata.
    Solo dopo aver definitivamente provveduto al futuro della figlia Hélène Erba nell'autunno del 1987 decise che il suo ciclo terreno era giunto a compimento e quindi si lasciò andare ( Lei sa bene quale fosse il pensiero di M.me sul tema).
    Le assicuro che essendomi preso cura di Lei la visita specialistica inerente il Suo stato di salute non evidenziò alcuna carenza fisica o mentale.
    L'episodio da Lei riferito circa la persona che l'assisteva ( una cialtrona ) era stata scelta dal nipote perchè portiera dello stabile. Si era istallata con il marito nell'appartamento di M.me approfittando della situazione. Allorchè in una occasione di una visita mi resi conto del disagio di M.me cacciai dalla casa la spregevole coppia che resisteva, minacciando l'intervento della polizia.
    Dopo questo episodio, informato il nipote della scela errata che aveva fatto, assunsi due infermiere professionali che alternandosi nelle 24 ore giornaliere assistettero M.me per più di un mese prima della Sua dipartita.
    Ometto in questa sede di riferire la "singolarità" dell'evento ( assolutamente consono alla Spiritualità ed al Credo di M.me)Modalità della quale informai la Sua migliore e apprezzata allieva ed erede Silvia Lagorio.
    Questo solo per aggiungere un tassello alla biografia di una persona straordinaria.
    Benedetto Beneventano

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