martedì 8 gennaio 2013

Maggi racconta Maggi



Il 21 settembre 1992 incontro Maggi Lidchi Grassi a Pondicherry, durante uno dei miei viaggi in India. Siamo sedute nel suo giardino. Maggi è serena e sorridente. Comincia a  parlarmi della sua vita, dall’infanzia  all’incontro con  Mère. Quello che segue è il resoconto integrale del lungo dialogo.(ne avevo fatto una breve sintesi nel 2010).

E’ Maggi che racconta:
“Sono nata in Francia, a Parigi, il 9 maggio del 1930, di discendenza Sefardita.
Mio padre era un antiquario, collezionista di quadri moderni, impressionisti, Chagall, Degas, e anche di tappeti persiani;  poi è stato costretto a vendere tutto. Nel ‘39 ci  siamo trasferiti in Sudafrica con tutta la famiglia (uno dei due fratelli è nato  lì) per paura di Hitler. A Johannesburg, dove ho frequentato l’università- la facoltà di letteratura e filosofia- ho vissuto per undici anni, fino al 1950. Subito dopo la guerra sono tornata in Francia.

 A 17 anni ho letto il primo libro di Aurobindo: “I saggi sulla Bhagavad Gita”. Ho capito subito che era un libro destinato a me. L’ho letto per due anni di seguito . Il secondo libro l’ho trovato in una libreria di Johannesburg: era il primo volume della “Sintesi dello Yoga”. All’epoca c’era l’embargo con l’India. Mi sono sempre chiesta come quel libro fosse arrivato proprio lì. Mi riguardava intimamene. Un giorno qualcuno, che sapeva del mio interesse per lo yoga, mi portò da un piccolo guru indiano che viveva  in un quartiere proibito agli europei. Avevo allora 25/26 anni. Aurobindo all’epoca era appena morto. Questo guru mi ha introdotto alla pratica della meditazione, anche se avevo  già tentato di meditare da sola. Mi ha aperto al mondo delle divinità indiane, così complesso.

Nel frattempo, a 22 anni, mi ero sposata con un regista cinematografico portoghese; scrivevo racconti, novelle, lavoravo con lui. Il primo bambino l’ho adottato a 44 anni. Ho adottato tre bambini : due femmine e  un maschio. Il terzo bambino aveva una sorellina che è stata poi adottata da una famiglia italiana. Abbiamo creato una casa per i piccoli  abbandonati e una scuola per 200 bambini poveri del villaggio. All’epoca  scrissi all’ashram che non potevo andare. Il marito portoghese aveva capito che lo yoga mi avrebbe allontanato per sempre  da lui.

Sono partita nel 1959, da sola.  Avevo 29 anni quando  arrivai in India. Mère mi aveva scritto:”Verrai quando sarà il momento.” Mio padre, che conosceva l’India, cercò di dissuadermi. “                                        continua…..

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