martedì 17 marzo 2015

La goccia nel mare



Il semplice “fondersi nel tutto” come una  goccia   nel mare, senza essersi resi conto di quella totalità, è solo un modo poetico di accettare l’annichilimento e di eludere il problema posto dalla nostra individualità.  Perché  l’universo dovrebbe evolvere forme di vita e di coscienza individualizzata se non fosse inerente o consistesse proprio in ciò lo spirito o la natura dell’Universo?  

La questione rimane la stessa, sia che vediamo l’universo con gli occhi di uno scienziato,  cioè  un universo oggettivo di forze fisiche, che con gli occhi di un buddhista, cioè un’emanazione o proiezione di una forza spirituale, sperimentata soggettivamente come  una universale e onni-comprendente “coscienza deposito”.

Il fatto stesso della  nostra esistenza individuale deve avere un posto  significativo nell’ordine dell’ Universo e non può essere ignorato come un deplorevole incidente o una mera illusione - quale illusione ?– ci si potrebbe chiedere.

Comunque,  più importanti dei nostri ragionamenti psicologici, sono i fatti visibili i quali, molto tempo prima che la religione, la filosofia o la psicologia, fornissero una qualunque spiegazione, conducono alla convinzione non solo di una sopravvivenza della coscienza individuale oltre la morte, in qualche regno superiore o inferiore, ma anche di una rinascita nel nostro mondo umano. 

("La via delle nuvole bianche di Lama Anagarika Govinda" edito da Ubaldini)

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