lunedì 25 aprile 2011

La morte di Sathya Sai Baba


La prima volta che ho visto Sai Baba è stato nel dicembre del 1981. Quando arrivai a Puttaparthi, piccolo villaggio dell'Andra Pradesh, stavo male, avevo la febbre alta. Grazie ad Antonio Craxi, fratello di Bettino, mi visitò un medico omeopatico;ma, nonostante il malessere, volli assistere al darshan mattutino e ai bajans. Ero troppo curiosa. Alcune mie amiche, sue seguaci, me ne avevano parlato con entusiasmo e mi avevano fatto vedere alcuni oggetti materializzati dal loro guru. Mi avevano anche donato la vibuthi, la cenere sacra profumata, anche questa materializzata da Sai Baba.


Al darshan del pomeriggio ero casualmente riuscita a far parte del primo gruppo. Sai Baba arrivò davanti a me, mi attraversò con lo sguardo, proseguì senza prendere la mia lettera. Una lettera di consigli e aiuti, forse banale. Il mio uomo, invece, per scherzo ne aveva fatta una irridente (tipo:”Non credo in te e nei tuoi poteri magici”). Sai Baba prese la sua lettera e gli disse in inglese:” Ti darò una risposta”. Non so se quella risposta sia mai arrivata, perchè l’anno successivo ci separammo definitivamente.


La seconda volta che sono stata a Puttaparthi fu nel settembre del 1992. A Delhi mi raggiunse mio fratello, per la seconda parte del viaggio. Dopo una breve sosta a Madras e Pondicherry, arrivammo a Bangalore e poi a Puttaparthi da Sai Baba per fare un servizio fotografico. Erano passati 11 anni. Vidi Sai Baba da lontano, i fedeli erano aumentati, c’era tanta gente, non ebbi particolari sensazioni ed emozioni, come la prima volta. Non mi aveva catturato. L’impressione fu che il villaggio si fosse dilatato, ora c’era anche un ospedale, dove lavoravano medici italiani, e un aeroporto. Durante il viaggio ci fermammo in un paesino, di cui non ricordo il nome, dove veniva conservata una grande foto di Sai Baba; dal vetro di questa foto cadeva inspiegabilmente la vibuthi che veniva raccolta in una ciotola in basso.


Devo però raccontare un’esperienza che in qualche modo è collegata a Sai Baba. In un momento di grande sofferenza fisica e psichica una mia amica, sua seguace, mi donò un pezzetto di un fazzoletto di Sai Baba. Una notte per disperazione me lo posi sul cuore e mi addormentai. Dopo qualche ora mi svegliai a causa di un intenso profumo di rose.


Satya Sai Baba è morto ieri nell’ospedale di Puttaparthi all’età di 85 anni. Si considerava un avatar, incarnazione del divino. Lascia scuole, ospedali, acquedotti, ashram, sparsi in tutta l’India. Ha milioni di fedeli in tutto il mondo, anche persone famose. Un grande yogi acquista negli anni vari poteri (siddhi), ma non deve farne uso. Lui si divertiva invece a mostrarli. Per catturare la mente e poi il cuore? Per me, come per molti altri, la sua figura rimarrà un mistero.

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