giovedì 24 marzo 2011

Il trapianto di organi

Lo stato di coma di una persona, con elettroencefalogramma piatto, pone un altro drammatico problema: quello dei trapianti. In parte trovo che sia una visione meccanicistica del corpo umano. Quando l’auto non funziona si va dal meccanico, si cambia la ruota, la frizione, si prende lo stesso pezzo da una macchina usata. Proprio pensando all’ipotesi della reincarnazione, mi sono chiesta più volte se trapiantando il cuore di una persona su un’altra non si trasferiscano automaticamente anche le sue qualità positive e negative, le malattie latenti. È già accaduto, infatti, che un trapiantato sia morto di cancro perché la malattia non era ancora evidente nel donatore. Per quanto riguarda le qualità della persona, bisogna chiedersi: se ogni cellula del nostro corpo contiene l’intera memoria del nostro essere- come qualcuno sostiene- questa memoria non si trasferisce in parte anche al ricevente?


Lasciando da parte le argomentazioni filosofiche, bisogna riconoscere che i trapianti, per il momento, sono l’unica via d’uscita per molte malattie che non lasciano alternative alla morte. Quando si tratta di giovani vite da salvare non dovrebbero esserci dubbi sulla donazione di organi. In fondo, quando il corpo astrale taglia il cordone ombelicale che lo lega al corpo fisico, questo rimane soltanto un involucro vuoto. Le resistenze psicologiche nascono forse dal fatto che il cinema si è cimentato spesso sul tema della morte. Quanti film ci hanno mostrato l’angoscia di chi si risveglia intrappolato in una bara chiusa, dopo una morte apparente!


Vorrei riprendere il discorso filosofico-religioso : l’appuntamento con la morte fa parte del nostro destino; se ci si oppone, non si viola in qualche modo la legge del karma? Le nuove scoperte scientifiche e i progressi della medicina costringono tutti noi, Chiese comprese, a rivedere dogmi e affermazioni del passato.

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