venerdì 5 ottobre 2012

Song of Morning


Le autostrade tagliano in due la foresta. Larghe e diritte.  Così, per centinaia di chilometri .Il  paesaggio è sempre uguale, a volte monotono. Tre ore e mezzo di macchina da Detroit per arrivare a Gaylord, nel nord del Michigan. Nella città di Vanderbilt, una strada sterrata porta al ranch, altri chilometri in mezzo alla foresta. Un viaggio che sembra non finire mai. Alberi, alberi, alberi. Poi, alla fine,  il paesaggio si apre:   un lago con cigni bianchi, un office e alcune abitazioni immerse nel verde.

 E’ sabato sera, in tempo per la meditazione delle 20.  C’è un silenzio totale. La cappella dedicata a Yogananda è semplice e ospitale. Si sale su una piccola altura attraversando un sentiero buio. Kumar, uno degli ospiti fissi, si presta a farmi da guida.

La mattina seguente, dopo la colazione, faccio una  breve passeggiata all’inizio della foresta. Il tempo è nuvoloso, ventilato. C’è acqua ovunque, e tanto  verde. Il respiro della natura rigenera mentalmente e fisicamente.  Il lago si trasforma in una cascata, poi in infiniti ruscelli nascosti nel verde. Un ambiente che concilia la pace interiore. Un’immensa foresta, 800 acres (oltre trecento ettari) è di proprietà del ranch; si può percorrere a piedi ed ogni sentiero ha il nome di un maestro della SRF. Venti lotti sono abitati da coloro che hanno deciso di condividere questo nuovo stile di vita.

E’ domenica. La lettura della cerimonia  riguarda come superare l’egoismo. Tema più che mai attuale . Aiutare gli altri per essere aiutati. Poveri, malati, carcerati, affamati, assetati, infreddoliti. Viene letto un passo del vangelo: “ Sono venuto affamato e non mi avete dato cibo…..” “Meditate, dice colui che conduce il servizio domenicale. Non dite alla sera: Sono troppo stanco per meditare. Alla fine della vostra vita vi ritroverete senza aver fatto un passo avanti.” Al termine della cerimonia  mi presentano alcune delle  13 persone che vivono nel ranch. C’è anche una giovane signora di origine italiana con un bambina di 3 anni. L’ha chiamata Giacomina, come la nonna  materna. Ci sono una trentina di ospiti che vengono  da Vanderbilt e da altre città vicine. Dopo  il pranzo vegetariano gli altri se ne vanno, tornano nelle loro case. Rimango sola a meditare sulla mia vita e le mie scelte.

Nel pomeriggio il cielo diventa nuvoloso e comincia una pioggerella fitta. Compaiono all’improvviso tantissimi uccelli con il petto arancione, mai visti. Volano per terra in cerca di cibo. Il lago, dopo la pioggia, ha un aspetto luminescente. Alle 18,30 è prevista la cena con Kumar, che si esibisce come cuoco in mio onore, ed un altro signore, alto, magro, atletico, dalla risata ridondante. Un’ ottima cena indiana. Prima di ritirarmi  nel mini appartamento che mi è stato riservato, in una casa isolata,  scambio le mie impressioni con  Kumar. A  novembre torna in India, da anni vive sei mesi nel ranch e sei mesi nella sua casa indiana.Una scelta invidiabile. D’inverno la neve e il gelo rendono il ranch inospitale.
 Lunedì mattina, dopo la colazione, torno a Detroit.



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