La Bhagavad Gita: una metafora?
Alcuni commentatori intendono la storia della Bhagavad Gita come una metafora dell’evoluzione spirituale dell’uomo. Arjuna, il discepolo del Dio Krishna, deve combattere ed uccidere i suoi cugini che ama, di qui la sua crisi di coscienza, ma forse i Kaurava sono soltanto parti di sé che deve avere il coraggio di superare per avanzare nel cammino spirituale.
Paramahansa Yogananda ha lavorato per anni al commento della Bhagavad Gita. All’inizio del primo capitolo del suo libro scrive: “Il messaggio eterno della Bhagavad Gita non si riferisce soltanto a una storica battaglia, ma al conflitto cosmico tra il bene e il male: la vita come una serie di battaglie tra Spirito e materia, anima e corpo, vita e morte, conoscenza e ignoranza, salute e malattia, immutabilità e transitorietà, padronanza di sé e tentazioni, discernimento e mente accecata dai sensi”.
Anch’io credo che dobbiamo interpretare la Bhagavad Gita come una metafora. Noi combattiamo la nostra battaglia quotidiana, la lotta è contro i nostri demoni interiori, la nostra Ombra. Non posso pensare che Krishna inviti Arjuna a uccidere un altro senza pietà perché quello è il suo dovere in quel momento. Sono per la non-violenza gandhiana e in India la non violenza credo abbia radici antiche. Quando mio figlio era piccolo mi sono chiesta più volte se sarei mai stata capace di uccidere per difenderlo. Una madre deve uccidere per difendere i propri figli?
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