La mia amica Hélène Erba Tissot amava ripetermi che avevo dentro di me una sorta di amplificatore interno, che dovevo imparare a manovrare, perché le emozioni erano così violente che la mia salute ne avrebbe risentito. Se si nasce ipersensibili ed emotivi è difficile raggiungere il distacco, ma in tutti questi anni è stato il mio terreno di lavoro. Vivere nel mondo senza essere del mondo. E la solitudine è stata una scelta di necessità, non soltanto per sopravvivere fisicamente, ma anche per dedicarmi agli interessi spirituali.
È stata Héléne, durante le sedute di analisi, a farmi tornare l’amore per la filosofia yoga, che avevo scoperto durante l’adolescenza. È stata lei a regalarmi la prima foto di Paramahansa Yogananda, che da allora è sul mio comodino accanto al letto. È stata Héléne a far riaffiorare dall’inconscio un episodio che avevo completamente dimenticato e che riguarda una strana impronta di mano trovata su un mio grembiule da cucina. Con lei ho percorso anni difficili di cammino spirituale, piena di dubbi e di diffidenze. Ancora segnata dall’esperienza cattolica non volevo rientrare in un’altra chiesa.
L’incontro con lei, anche quello predisposto da una serie di circostanze incredibili, ha cambiato la mia vita in tutti i sensi. Un amico psicoanalista mi disse:” Preferirei che tu andassi da un’altra persona, una nonna, ti racconterà le favole”. Fu proprio grazie a lei che andai a curarmi in Germania, vicino a Stoccarda, in una clinica diretta da un suo amico medico. Un mese di cure alternative e finalmente, dopo quattro anni di dolori atroci alla colonna vertebrale, ritrovai a poco a poco un po’ di benessere. Era il nostro un rapporto molto intenso. È stata per me sicuramente un guru vivente, che mi ha avvicinato all’altro guru, che io non ho conosciuto, ma lei sì, Yogananda.
In uno dei nostri incontri Hélène mi parlò del suo viaggio a Los Angeles:
“Sono arrivata in America il 4 marzo del 1952, tre giorni prima della morte di Yogananda. E’ stata per me una data importante. Ho conosciuto Yogananda proprio pochi giorni prima del suo mahasamadi . “Vai a trovarlo”, mi aveva detto Ernst Bernhard. La cosa che più mi ha colpito è stata la semplicità con cui mi ha ricevuto. Quando l’ho visto per la prima volta era circondato da una grande luce; ero molto emozionata, avevo la sensazione di vedere una persona già vista. Aveva detto ai suoi discepoli che aspettava tre persone dall’Europa, ma nessuno sapeva del mio arrivo. Davanti alla sua tomba ho visto una luce, poi la stella a cinque punte, l’apertura del terzo occhio. Col tempo si è richiuso, ma adesso so che c’è, che esiste realmente, non soltanto nei libri di yoga. “
Cara Mirabai,
RispondiEliminale tue parole su Hélène mi hanno toccato il cuor. Grazie per le belle emozioni che hai suscitato in me con il suo ricordo.
Jay Guru!
Maria Luisa