Tra i discepoli di Lahiri Mahasaya il più noto in occidente è Sri Yukteswar, chiamato Jnanavatar, Incarnazione della Saggezza. Anche lui era un grande yoghi, con un temperamento severo e austero. A Sri Yukteswar lui fu affidato il compito di preparare Paramahansa Yogananda alla sua missione spirituale: diffondere il Kriya Yoga nel mondo. A questo scopo Parahamansa Yogananda fondò nel 1920 a Los Angeles la Self Realization Felloswship (SRF); nel 1917 aveva fondato in India la Yogoda Satsanga Society of India (YSS).
Nella sua Autobiografia Paramahansa Yogananda descrive l’incontro con Sri Yukteswar, avvenuto il 19 giugno del 1936, tre mesi dopo il mahasamadhi — la morte, come direbbe un occidentale — del suo guru. Sri Yukteswar aveva lasciato il suo corpo il 9 marzo 1936 e Yogananda racconta di aver abbracciato il suo maestro in carne ed ossa, di averlo visto con un corpo simile a quello che aveva sulla terra. Sri Yukteswar spiega che un grande yoghi è in grado di ricomporre gli atomi cosmici, in modo da presentarsi con un corpo simile a quello che aveva precedentemente. Lui è risorto e racconta a Yogananda che vive su un pianeta astrale, Hiranyaloka, dove vanno tutti gli spiriti elevati. In questo capitolo, Sri Yukteswar svela i misteri dell’universo, della vita, parla dei pianeti astrali, delle leggi che regolano il karma.
Durante uno dei miei viaggi in India mi sono recata a Puri per visitare l’ashram di Sri Yukteswar e la sua tomba. Il soggiorno, purtroppo, è legato a ricordi di notti insonni per colpa di migliaia di zanzare che si accanivano su di me, unica preda. Non avevo scampo; senza zanzariere, senza aria condizionata, era un vero tormento. Così una notte, per disperazione, mi alzai all’alba e andai sulla spiaggia. Con le prime luci arrivarono dal mare le piccole imbarcazioni dei pescatori, mentre dalla spiaggia si affrettavano i compratori, intenzionati a contrattare sul prezzo. Un insolito spaccato di vita quotidiana, difficile da vedere se si seguono i classici percorsi turistici.
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