Giovanni Paolo II aveva la capacità, che hanno i santi, di sentire la sofferenza degli altri. Molti anni fa, in uno dei tanti periodi bui della mia vita, vivevo da nove mesi con un dolore continuo al cuore. Mi alzavo con il dolore, lavoravo con il dolore, mi addormentavo con il dolore, sognavo sogni dolorosi e mi svegliavo con le lagrime. Mi sembrava di impazzire e invano cercavo di concentrarmi sul lavoro. Un giorno un gruppo di colleghi venne ricevuto dal Pontefice nella canonica della Chiesa che si trova vicino alla sede della Rai, in via Teulada.
Vivevo un periodo di grande scetticismo religioso, di grande diffidenza verso questo papa polacco, che giudicavo conservatore e integralista. Stavo male e stavo in piedi da più di un’ora, ero nervosa e irritata. Finalmente il papa arrivò e cominciò a stringere la mano ad ognuno di noi. Io ero alla fine del semicerchio. Mi limitai a fare un breve inchino porgendogli la mano; lui la strinse con forza e continuava a stringerla mentre stava già salutando il collega che era dopo di me. Sul momento non capii. Mi sembrò soltanto inspiegabile il suo comportamento. Più tardi mi resi conto che il dolore che mi aveva tormentato per nove mesi era scomparso.
Non avevo fede, pensai, eppure lui aveva preso su di sé il mio dolore. Un’esperienza simile, quella di essere sollevata dalla sofferenza, l’avevo avuta pochi mesi prima accanto a Madre Teresa di Calcutta, ma era durata soltanto il tempo in cui ero rimasta vicino a lei nella cappella delle missionarie della carità al Celio, a Roma.
La mia opinione sul papa da quel giorno, ovviamente, cambiò. Ho capito che si può essere tradizionalisti ed avere un grande carisma, essere santi e sbagliare in quanto uomini. Mi sarebbe piaciuto potergli dire: “Grazie, Padre”. Durante il Giubileo del 2000 l’ho voluto rivedere, anche se da lontano. Camminava a stenti, aiutato da un bastone, sul palcoscenico della Sala Nervi in Vaticano, curvo, indomito. Dentro di lui si intuiva una grande forza, un grande coraggio, una grande passione. E rivederlo così stanco e invecchiato, ma così consapevole del suo ruolo su questa terra, mi ha fatto una grande tenerezza, mi ha commosso.
Il Cristo
Il cristianesimo fa parte della nostra cultura. La figura del Cristo è affascinante. Trovo profonde e intense le sue parole. Quando leggo i Vangeli sono sempre stupita dalla semplicità dei suoi discorsi che mirano diritto al cuore. Immagino questo giovane dallo sguardo dolce e perso, assediato dalla folla, camminare nelle stradine polverose della Giudea, fermarsi a bere un bicchiere d’acqua, mangiare un po’ di pane. Ha soltanto trent’anni ma ha nella mente una sapienza infinita e nel cuore un amore immenso. Vive sapendo di morire. Per lui non c’è alba di felicità terrena ma soltanto la tenebra oscura della prova, del sacrificio. Sale sul Golgota trascinando una croce di legno, egli sa che in quell’ultimo finale dono di sé nessuno potrà aiutarlo. E mi sembra di sentire il suo cuore battere più forte per il dolore e la stanchezza, forse anche per la paura. E mi sembra di vedere lacrime scendere dai suoi occhi. Sono gli occhi dei giovani di oggi, curiosi e impreparati.
Il dialogo interreligioso
Credo che i tempi siano maturi per un vero dialogo interreligioso. Una parte del mondo vive nella violenza, nella lotta, nella sopraffazione, nella guerra. I capi di tutte le religioni devono poter pregare insieme. Se ci sono tanti fiumi c’è un unico mare verso il quale tutti tendono. Ricordo con commozione l’incontro ad Assisi tra il papa Giovanni Paolo II e i capi spirituali delle altre religioni. È stato bello vedere il Dalai Lama accanto al Papa, gli indiani d’America pregare con un indù, un ebreo con un mussulmano. Pregare in nome della pace. Uno degli eventi più emozionanti, di grande apertura di Giovanni Paolo II. Ma l’incontro di Assisi non deve rimanere un’eccezione. Per abolire le differenze, gli odi, i fondamentalismi, gli integralismi dobbiamo far crescere l’amore.
Inizio splendido del tuo blog! Ora, fra i ricordi del passato intreccia anche qualche filo del tuo quotidiano di adesso. La tua vita di ogni momento puo' essere un dialogo, quando la condividi nell'immediatezza degli incontri virtuali con persone conosciute e con persone sconosciute (che pure desiderano conoscerti -- e' per questo che leggono il tuo blog).
RispondiEliminacomplimenti
RispondiEliminafrancesco