venerdì 20 dicembre 2013

Christmas














 Il Cristo  nasce nella  culla della tenerezza.  La forza compassionevole dell’amore è più grande del potere distruttivo dell’odio. Qualunque cosa tu dica, dilla con amore. Non ferire nessuno. Non giudicare gli altri. Non odiare nessuno, ama tutti; contempla il Cristo in tutti. Pensa ogni cosa come parte di un tutto universale. (Paramahansa Yogananda- “Self Realization Magazine”)


Gesù tornerà di nuovo?  Dal punto di vista metafisico egli è già onnipresente.  Ti sorride in ogni fiore. E sente  il suo corpo cosmico  vibrare in ogni particella dello spazio. Ogni  alito di vento  diffonde il respiro di Gesù. Grazie alla sua completa identità con la divina Coscienza Cristica, egli si è incarnato in  tutto ciò che vive. Se i tuoi occhi  sanno realmente vedere, tu puoi  contemplarlo sul trono di tutto il creato. (Paramahansa Yogananda- “Man’s Eternal Quest”).


mercoledì 13 novembre 2013

Hermitage Encinitas







Alberi antichi piegati dal vento.
Rocce scoscese, coperte da
piante rare: barriera esile
contro  il tempo che divora.

Sedili di pietra, dove il pellegrino
riposa e medita: il senso della vita,
la ricerca, la morte.
E lo sguardo si perde nel vuoto.

Fiori dai mille colori
affrescano il giardino.
E nell’ aria si respira
una pace intensa.

Carpe giganti nuotano
nei piccoli laghi, verdi di foglie.
E ruscelli e cascate,
rotolano silenziosi.

L’oceano infinito
è a perdita d’occhio.
E il rumore delle onde
avvolge il pellegrino.

Quando il giorno  perde la sua luce
e le prime ombre avanzano timorose,
nel cuore scende una gioia nuova,
come una carezza.





martedì 15 ottobre 2013

I giardini della Meditazione (Encinitas 2013)






















Passeggiare nell’ashram della Self Realization Fellowship a Encinitas, in California,  è come vivere in un luogo incantato dove si respira una pace intensa. Il giardino è curato nei minimi particolari. Molti alberi sono stati piantati dallo stesso ParamahansaYogananda, come un antico“Ming Tree”, un particolare tipo di pino, coltivato come un bonsai. Da anni si lavora per contenere il terreno, a strapiombo sull’oceano. L’erosione del tempo, la salsedine, intaccano le rocce.

La casa fu costruire nel 1936 a picco sul mare, mentre Yogananda era in viaggio in Europa e in India. Fu un regalo dei discepoli, il “ben tornato a casa”. In questo eremitaggio tutto è rimasto intatto come allora: la sua stanza da letto, con le pantofole ai piedi del letto, e lo studio, dove Paramahansa Yogananda  scrisse l’Autobiografia di uno Yogi.  Davanti al camino  ci sono molte conchiglie, di rara bellezza.






Dopo la Convocation, è consuetudine per la SRF organizzare, per chi lo desidera, un pellegrinaggio a Encinitas. Per  l’occasione, sono arrivati da Los Angeles  centinaia di devoti. Sono  stati allestiti nell’area che,  nel tempo, è diventata sempre più grande, spazi  coperti  da tende, dove poter meditare davanti all’oceano, al riparo dal sole cocente. Ed è stato preparato per tutti anche un frugale pasto vegetariano.

Nella piccola cittadina di Encinitas, a pochi chilometri da San Diego, sono stati aperti negli anni  altri due templi, dove poter meditare,  e un Books Gift Shop, dove si possono trovare diversi prodotti artistici indiani : sciarpe, vestiti, libri, dischi, strumenti musicali. Tutto questo per  favorire un  migliore approccio culturale e spirituale  tra Oriente e Occidente, come auspicava Paramahansa Yogananda.  Conoscersi  è il primo passo per rispettarsi.

Sono tornata  a Encinitas dopo 24 anni. Un’eternità. Nel 1989 rimasi per una settimana nell’ashram, questa volta soltanto due giorni.  Disseminati nel giardino ci sono gli stessi  sedili di pietra di un tempo. La bellezza del luogo, il respiro dell’oceano, il cielo che sovrasta benevolo, il silenzio: tutto contribuisce  all’interiorizzazione.  E quando si torna a casa si scopre che qualcosa di profondo è rimasto dentro.




Krya Yoga Ceremony (Los Angeles)



E’ sempre un’esperienza intensa, commovente, profonda, la cerimonia del Krya Yoga. Venti anni fa, qui a Los Angeles, durante la cerimonia, ho pianto per tutto il tempo, pregavo per una persona a me molto cara:  sul suo orizzonte incombevano nuvole nere.  Questa volta sono serena, grata al Guru per essere qui. Riconoscente per la sua benedizione. Mi commuovo al canto “Roses Roses”. Succede ogni volta.  Mi  cadono addosso tanti petali di rose: una pioggia  profumata dai colori diversi. Ne raccolgo parecchi, li porterò con me come ricordo di un evento speciale.

Un giorno una suora incontra un uomo che le chiede:”Come mai è così radiosa?” Lei risponde: “L’amore per Dio e la meditazione”. L’uomo replica: “Dio non esiste. Se avessi tempo le farei cambiare idea”. “Se io avessi tempo le farei cambiare idea- replica la suora- mi dispiace , ho un appuntamento.”

La felicità interiore che viene da una profonda meditazione si riflette sul volto. Il sorriso è contagioso. Paramahansa  Yogananda diceva: mettetevi davanti allo specchio e provate a sorridere. La felicità durevole è quella legata alla pace interiore. Tutto il resto dà soltanto un appagamento momentaneo e superficiale.


Una storia divertente ascoltata durante la Convocation. In un orfanotrofio  molti bambini sono in fila  davanti a un tavolo. C’è un cesto di mele e un cartello con un messaggio minaccioso: “Prendine una sola. Dio ti guarda!” Alla fine del tavolo c’è un altro cesto con tanti dolcetti. Un bambino chiede al suo compagno : “Quanti ne posso prendere? L’ altro risponde: “Quanti ne vuoi, tanto Dio è impegnato a guardare le mele”.




domenica 6 ottobre 2013

Los Angeles 2013


Meditazione con Kirtan. I bajans e i canti devozionali di migliaia di persone scendono su di me come una carezza che lenisce le ferite. Sono passati pochi mesi  dalle fratture ai polsi che pochi giorni prima di partire per Los Angeles sono caduta lesionando due costole. Tutta la prima parte del viaggio sarà segnata dalla sofferenza e dal disagio di dormire seduta.  E’ la terza volta che sono a Los Angeles, ed è la seconda Convocation della Self Realization Fellowship a cui partecipo dopo quella del 1993, centenario della nascita di Yogananda. Sempre al Bonaventure Hotel, a downtown. Un albergo con quattro torri che si stagliano verso il cielo.

Siamo in tremila di 42 nazioni diverse. 600 sono i volontari impegnati dalla mattina alla sera. Un’organizzazione perfetta. Un’opportunità per andare in profondità,  per riconoscere che siamo uno con Dio.  I monaci ripetono che è importante vivere questa settimana intensamente per  tornare alla nostra vita abituale diversi, migliori, così da poter influire sugli altri con il nostro esempio.

“Tu sei la luce, noi siamo le scintille, Tu ed io siamo Uno. Tu sei L’Oceano, noi siamo l’onda. Tu ed io siamo Uno. …”

Anche se se si è presi dal lavoro, dalla famiglia si deve trovare il tempo, anche solo 15 minuti, per stare in silenzio e meditare.   E’ utile offrire il lavoro a Dio e sentire la sua presenza in ogni istante  della nostra vita. Lui è vicino, siamo noi che lo dimentichiamo.  Ripetere mentalmente Dio, Dio, in ogni istante, qualunque cosa noi stiamo facendo.

 L’ importanza del Silenzio. Dio è silenzio. La meditazione è silenzio. Dobbiamo ricavare spazi di silenzio nella nostra  giornata. Non soltanto durante i ritiri spirituali.


“Quando nasciamo noi  piangiamo e gli altri che sono intorno a noi (genitori, parenti) ridono di gioia, quando invece moriamo noi ridiamo e gli altri piangono.”


In un Satsanga si affronta il tema del suicidio. Si può uccidere il corpo, ma  i problemi, le angosce rimangono nella mente e le ritroviamo nella prossima incarnazione.










giovedì 3 ottobre 2013

Canto del Guru


Sono venuta a te
priva di tutto
ma piena di solitudine.

Sono venuta a te
per cercare la pace
e superare il dolore.

Sono venuta a te
per imprigionare la mente
e aprire il cuore.

Sono venuta a te
per amare la vita
e non temere  la morte.

Sono venuta a te
per cercare Dio
E trovare la sua Luce.



YSS



Mentre risalgo la scalinata del Ghat, dopo la gita in barca sul Gange, un giovane, che invece scende verso il fiume, mi rivolge la parola e mi dice qualcosa che non capisco. Forse Yss (Yogoda Satsanga Society). Poi aggiunge SRF ( Self Realization Fellowship). Al mio assenso dice: “ Jai Guru”. Ed io rispondo: “Jai Guru”. Forse ha capito che sono una discepola di Yogananda dal mio braccialetto ( oro, argento e rame intrecciati) che hanno quasi tutti i  discepoli della Self Realization Felloship, fondata da Yogananda a Los Angeles negli anni trenta. La YSS è la società gemella indiana. Mi dice che è stato il giorno prima al campo della YSS al Kumbh Mela e io rispondo: “Anch’io l’ho visitato proprio ieri”. Ci salutiamo brevemente con Jai Guru e il giovane indiano scompare tra la folla. Penso rincuorata: questo è il benvenuto o meglio  il saluto del Maestro  (la sera stessa  sarebbe  iniziato il viaggio di ritorno a casa).

Mio nipote, che stava sul Ghat qualche gradino  più in alto,  dice che mi ha visto parlare con un giovane occidentale. Io so che era un giovane indiano sui trent’anni. Episodio curioso di difficile interpretazione.
  

Due giorni  dopo il  mio arrivo in Italia  mi fratturo entrambi i polsi e il naso. Seguiranno mesi di sofferenza e di domande senza risposta sul karma.




giovedì 18 luglio 2013

Varanasi






Partenza da Allahabad  per Varanasi. Si esce dall’area adibita al Kumbh Mela  con meno difficoltà dell’arrivo.C’è meno traffico dell’andata. Molti pellegrini e turisti,dopo il 10 febbraio, il giorno più importante per la festa religiosa, sono già partiti per tornare a casa.

 La strada che porta a Varanasi è moderna, divisa da un spartitraffico dove sono stati piantati degli arbusti, cespugli verdi, alcuni rigogliosi, altri già morti nell’incuria totale, in mezzo a resti di cartacce e rifiuti. Ai lati delle strade ci sono abitazioni povere, fatiscenti, altre con pretese  modeste a due piani. Lungo la strada, come in ogni parte dell’India, si trovano  baracche che vendono tè, acqua minerale, cibo.



Il governo indiano ha iniziato una campagna di riforestazione. Ai lati della superstrada che porta a Varanasi tanti cubi di mattoncini rossi proteggono i nuovi alberi  appena piantati. Alcuni sono già ripiegati su se stessi, forse già morti per mancanza d’ acqua, altri sembrano robusti e si avviano a crescere alti.  Ma ci vorranno decenni perché riescano ad ombreggiare  la strada e la campagna riarse dal caldo e dalla sete.


Torno a Varanasi per la terza volta, la prima è stata nel 1980, la seconda nel 1991 e la terza quest’anno. Dalla prima volta sono passati più di trent’anni. Varanasi non è cambiata, la città santa conserva tutto il suo fascino, i ghat, le scalinate che portano al Gange, le antiche costruzioni che costeggiano il fiume, le stradine strette, i mille negozi, tutto  sembra rimasto immutato nel tempo.  Quello che è mutato in trent’anni è il traffico. Lo ritrovo in città, caotico, frenetico, i clacson suonano in continuazione e creano un rombo assordante. Le auto devono sostare ai limiti del centro storico in appositi parcheggi. In una mezz’ora si arriva a piedi ai primi ghat.





E’ sempre molto bello  percorrere il Gange con una barca e vedere la città dalla prospettiva del fiume.  Una prospettiva diversa.  C’è sempre gente che si bagna, che fa abluzioni, che sale e scende i mille gradini dei ghat, che prega, a qualsiasi ora del giorno e della notte.  Due ghat  sono destinati alla  cremazione dei  cadaveri. Cataste di legna, pire fumananti e accanto, nel ghat successivo, ci sono bambini che giocano, abbastanza vicini alle pire e cani che sostano in attesa.



 Lungo il Gange incontriamo anche un guru shivaita con il  tridente , simbolo di Nettuno, bello, giovane, forte, molto festeggiato, con una barca addobbata e altre barche al seguito di fedeli, alcuni occidentali. Un ragazzo norvegese mi dice che si chiama Beniabag ed è il vero interprete dei Veda, la summa della spiritualità indiana, afferma convinto. Nella cartolina con il suo nome e la foto c’è scritto Nithyananda. Ha anche una sua tv. Su internet trovo  la notizia di un suo arresto per aver avuto rapporti con una donna. Poi sarebbe stato rilasciato. Misteri del misticismo indiano o diffamazione nata dalla gelosie tra i diversi guru.



















Dopo aver lasciato i ghat mi inoltro nelle  strade strette di Varanesi, tra mille negozi e  ultime spese. Lascio Varanasi portandomi dietro due  ultime immagini: una mucca scheletrica  che arranca tra una marea di pellegrini e turisti, e un Naga nudo che si avvia verso il ghat  per le abluzioni serali.



martedì 21 maggio 2013

Kumbh Mela e Yoga




Il Kumbh Mela ha un significato simbolico anche nello yoga. Il Sangam, dove  confluiscono i fiumi Gange,Yamuna e Saraswati, rappresenta  la colonna vertebrale con i tre canali energetici o Nadi. Il più importante è il  canale centrale, Sushumna, collegato simbolicamente al fiume nascosto Saraswati ( nome della dea dei fiumi e della conoscenza). Rappresenta il risveglio della coscienza, la saggezza, la kundalini.

 La Kundalini, che giace nel muladhara chakra (centro coccigeo ), deve risalire all’interno di Sushumna, fino al settimo chakra, Sahasrara, o loto dai mille petali, (sulla sommità del capo), il centro dell’unione divina. Soltanto in questo caso il devoto, attraverso le pratiche yogiche, ottiene l’illuminazione. Quando il microcosmo si unisce al macrocosmo, il sè individuale al Sè Universale,  lo yogi  raggiunge  la liberazione.





Il Gange e lo Yamuna simboleggiano rispettivamente Ida e Pingala, i canali energetici che corrono a lato di Sushumna  avvolgendola in forma elicoidale. Ida a sinistra, collegato con il Gange,  rappresenta la luna, il subconsico, la passività, il femminile. Pingala, a destra, collegato con il fiume Yamuna, rappresenta il sole, il caldo, l’azione, il conscio, il maschile. Ida controlla i processi mentali. Pingala i processi vitali.

Il muladhara chakra simboleggia  la terra ; il centro sacrale è associato all’elemento acqua, il lombare al fuoco, il dorsale all’ aria, il cervicale all’ etere. Gli altri centri che la Kundalini deve risvegliare  nel suo cammino prima di arrivare al loto dai mille petali, dopo il  muladhara chakra ( centro coccigeo), sono: Swadistan chakra (centro sacrale),Manipur chakra (centro lombare), Anahat chakra (centro dorsale o del cuore), Vishudha chakra (centro cervicale), Ajna chakra ( centro cristico, tra le sopracciglia).                   




venerdì 17 maggio 2013

Kumbh Mela e religione




Il bagno rituale nel luogo della confluenza (Sangam) del Gange con lo Yamuna e il fiume mistico Sraswati, secondo le scritture vediche, libera il devoto dal ciclo di nascita e morte. Ma, per i  fedeli, partecipare al Kumbh mela è anche un’occasione unica per approfondire gli insegnamenti religiosi.




In questo importante raduno, che si rinnova ogni dodici anni e ogni sei anni nelle quattro città sante, il devoto ha l’opportunità di incontrare monaci, sannyasi, sadhu, che vivono  in luoghi lontani nei loro ashram oppure isolati sulle montagne dell’Himalaya.



 La leggenda del nettare dell’ immortalità, l’amritha, che sta all’origine della festa religiosa, può essere interpretata oggi come  l’occasione per ottenere  il nettare della conoscenza, attraverso i profondi insegnamenti spirituali di saggi e sadhu.


Durante il periodo Kumbh Mela, infatti, i pellegrini possono ascoltare le parole dei monaci sannyasi, collegati a Shankarâcharya, fondatore dell’advaïta-vedanta, che vivono negli  ashram, oppure avvicinare i tanti sadhu che meditano nelle grotte dell’Himalaya. Il Kumbh Mela è l’unica occasione che li vede insieme, nello stesso luogo, per circa due mesi.
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 L' immensa area del Kumbh Mela era divisa in 15 settori. Il fiume che scende dall'alto è Il Gange, a sinistra c'è lo Yamuna. La punta rossa che si incunea tra i due è il Sangam.

Kumbh Mela e non violenza


Induismo e buddismo indicano la non violenza, ahimsa, come religione suprema.
Il Kumbha-Mela è un ‘occasione per riflettere sulla  non-violenza : gli indù sono rigorosamente vegetariani. Durante i 55 giorni del grande raduno religioso, all’esterno dei vari ashram, veniva offerto ai pellegrini il  prashad, il cibo benedetto, in genere riso e dal (lenticchie rosse decorticate), posto su foglie verdi o su contenitori di carta. Materiale biodegradabile che veniva poi sotterrato.




Le ricerche scientifiche hanno dimostato che un eccesso di carne è  un fattore di rischio per il cancro al colon e per  altri problemi di salute.


Il dramma della fame nel mondo  non è più eludibile, milioni di persone non hanno cibo a sufficienza per sopravvivere, e il problema si aggrava giorno dopo giorno. Oggi dobbiamo chiederci: Quanto costa all’umanità l’uso della carne ? L’allevamento intensivo provoca notevoli  danni ecologici e un graduale impoverimento delle risorse, basti pensare che per  produrre 1kg di proteine animali occorrono 15 kg di proteine vegetali. I campi riservati al pascolo potrebbero essere coltivati a grano, granturco, orzo, riso ecc. contribuendo così a sfamare milioni di abitanti di questo pianeta.


domenica 5 maggio 2013

Sangam

















Sangam è il luogo sacro dove si svolge il Kumbh Mela ed è situato a circa 7 Km  da Allahabad (detta anche Prayag). Sangam  è  una parola sanscrita ( significa confluenza, quello che va insieme) e indica appunto la confluenza di Gange, Yamuna e Saraswati.  Per questo si chiama anche Triveni Sangam. Mentre il Gange e lo Yamuna  scendono dalle vette  dell’ Himalaya, il fiume Saraswati  non è visibile. E’ considerato un fiume mistico, sotterraneo, ma potrebbe  essere stato un fiume reale poi  confluito  nello Yamuna, in ere lontane.




IL Kumba-Mela segue il ciclo della rivoluzione di Giove che varia da undici a dodici anni. È quindi sotto la protezione  del Re degli Astri, Brihaspati per gli Indù. L’area destinata agli accampamenti  era quest’anno davvero enorme, forse  100/150 km². La parte  più vicina al Sangam era occupata dagli Akhara, i gruppi monastici tradizionali che sfilano in testa per i « grandi bagni ». A qualche distanza, gli accampamenti degli altri movimenti.





Sangam è il luogo dove il sole simboleggia il risveglio della saggezza. Il Kumbh Mela rappresenta la confluenza di tutte le culture. E’ il simbolo del risveglio spiriituale, dell’ unione tra natura e spirito. L’esperienza del Kumbh Mela dovrebbe aiutare i devoti a percepire la differenza tra  il bene e il male, la luce e il buio, l’ignoranza e la saggezza.

I fiumi sacri  sono il simbolo dell 'eterno  fluire dell’umanità, il fluire dell’acqua nel corpo umano. E l’acqua è uno dei 5 elementi fondamentali della vita insieme a  fuoco, vento, terra e cielo.



martedì 30 aprile 2013

Prayag (Kumbh Mela 2013)


Lo scopo del pellegrinaggio  al Kumbh Mela è quello di purificarsi  nelle acque del Gange. Nelle scritture vediche  si dice che  siano sufficienti 3 tre giorni  di permanenza alla confluenza dei tre fiumi sacri  per conquistare la salvezza e,  se ci si bagna nelle acque sacre nei giorni propizi, si ottiene la liberazione dal ciclo di morte e rinascita. Per questo motivo, milioni di indù, anche  a costo di enormi sacrifici, si spostano dai loro villaggi o dalle loro  città, per raggiungere, Prayag, il luogo sacro.



 Le origini del Kumbh Mela si perdono nella notte dei tempi, bisogna risalire  alla mitologia hindù. Dei e Demoni  lottavano per conquistare l'Urna Sacra (Kumbh) che racchiudeva  l'Amritha, il nettare dell'immortalità. Il Dio Jayanta si tramutò in corvo e riuscì a sottrarre l'Urna fuggendo inseguito dai demoni. Durante la sua fuga si fermò quattro volte e dall’Urna sacra caddero quattro gocce. Da queste gocce di Amritha  nacquero le 4 città sacre: Allahabad, Haridwar, Nasik ed Ujjain. La fuga durò 12 giorni, ma poichè un giorno degli dei corrisponde a un anno degli uomini, il grande pellegrinaggio, il Maha Kumbh Mela, si celebra ogni 12 anni, e sempre ad Allahabad. Il raduno intermedio, Ardh Kumbh Mela, si tiene ogni 6 anni nelle altre città.



Il primo bagno rituale, previsto dal rito del Maha Kumbh Mela, rigorosamente dedicato ai religiosi,  cadeva quest’anno il 10 febbraio ( Mauni Amavasya). 
In questo giorno, all’alba, i Naga si sono immersi  per primi nel Sangam; dopo di loro  è stata  la volta dei Sadhu e dei tanti Guru che hanno raggiunto la riva su baldacchini colorati, accompagnati dai canti dei loro seguaci. Al termine di queste abluzioni, infine,  si sono bagnati i comuni mortali.


Ogni 12 anni,  milioni di pellegrini convergono, quindi, ad Allahabad per il più grande raduno religioso al mondo (più grande del pellegrinaggio alla Mecca) per bagnarsi dove confluiscono le acque dei fiumi Gange, Yamuna e del mitico  Saraswati. Quest’anno, nei 55 giorni della Festa, si calcola  che siano arrivati a Prayag circa cento milioni di indù. Difficile avere cifre esatte.

















L’enorme quantità di scuole di yoga e di fedeli che cantano incessantemente mantra e preghiere durante la Festa creano spesso, come ho potuto verificare,  un frastuono assordante. La molla che fa sopportare agli indù sacrifici e disagi  è la  volontà di superare il ciclo di  morte e rinascita e, quindi, allontanare l’ amaro calice della sofferenza.  La presenza e le parole dei saggi possono aprire il cuore e la mente, risvegliare  una profonda spiritualità.  Al Maha Kumbh Mela ho visto anche  molti occidentali, ma in questo caso la molla  che li spinge al viaggio è quasi sempre la curiosità. Nell’ashram che ci ospitava  arrivavano comitive di pensionati italiani, soprattutto del nord, che, dopo aver dato una rapida occhiata al Sangam, ripartivano immediatamente.








venerdì 22 marzo 2013

Allahabad (Prayag) Kumbh Mela 10 febbraio 2013




Un’onda sonora attraversa lo spazio per chilometri. Un’onda sonora che raccoglie le preghiere di milioni di fedeli. Vecchi, donne, uomini camminano spediti verso la meta: il Sangam una striscia di terra e sabbia che si incunea tra il Gange, lo Yamuna e il fiume mistico sotterraneo Sarasvati. Portano sacchi sulla testa, le loro povere cose, necessarie  per dormire e mangiare all’aperto. Molti trovano rifugio nei  templi, allestiti lungo la strada dai vari gruppi religiosi che aderiscono a una scuola yoga o a un guru. E’ una sequenza ininterrotta di colori sgargianti e gigantografie.





















Sono chilometri di sabbia e terra calpestati ogni giorno da milioni di fedeli che si affrettano a raggiungere il punto sacro, il Sangam dove la madre Ganga  incontra il fiume Jamuna  e il  fiume mistico  Sarasvati.  Tutti si affrettano per arrivare in tempo per  il 10 febbraio (Mauni Amavasya, il giorno del silenzio), un giorno benedetto dagli astri, (la luna nuova collegata a Shiva, il dio della meditazione). Tuffarsi nel Gange in questo giorno  vuol dire  purificarsi dal karma passato, interrompere il ciclo delle rinascite, porre fine alla sofferenza.


 Il luogo predisposto per il bagno è un brulicare di gente:  si arriva, ci si  ferma a pregare e a fare abluzioni. Una mamma con due gemelli, un maschio e una femmina, li tuffa nell’acqua,  i piccoli riemergono piangendo forse per l’acqua fredda e per il bagno inaspettato. Pochi mesi di vita, eppure il rito  di purificazione è stato considerato necessario anche per loro.















Di notte tutta l’area del Kumbh Mela è illuminata da mille luci. Una striscia di luce attraversa per chilometri le sponde del Gange. Una città fatta di tende, nata per il grande Kumbh Mela che si rinnova ogni dodici anni. Il Gange si attraversa su  decine di ponti mobili, allestiti per l’occasione, sono  enormi contenitori di ferro legati tra loro, le barche vi passano sotto. All’imbrunire  si vedono migliaia di uccelli  sfiorare l’acqua.
























 Lungo il Gange pali di legno delimitano le zone dove  ci si può immergere, servono per proteggere i fedeli da possibili incidenti. Il corso del Gange è inarrestabile, veloce,  in alcuni punti vi sono mulinelli d’acqua. Certamente pericoloso, anche se in questa stagione che precede i monsoni, si  incontrano molte secche e le barche, per lo più fatiscenti, vengono  trainate a mano con una corda dal  barcaiolo.














Ogni notte si prega e si ode incessante in lontananza il coro di mille mantra che si fondono tra loro, ma la notte del 10  febbraio,  i canti sono così potenti che anche a distanza di chilometri, è impossibile dormire. Un canto di milioni di persone  vibra nell’aria: una preghiera  che  sale al cielo dalla terra,  rivolta a un unico Dio che ha nomi diversi in ogni nazione di questo piccolo pianeta. Un fuoco d’amore.  Pace, salute, lavoro, tante richieste quanti sono i fedeli che pregano.  Ognuno   ha la sua personale grazie da chiedere. Sarà ascoltato?




L’area del Kumbh Mela è enorme, decine di chilometri quadrati; è stata delimitata e interdetta alle auto ma c’è sempre qualche macchina o qualche moto che ha un permesso speciale. Per arrivare al Sangam dall’ ashram che ci ospita, su un’altura che domina il Gange, alla periferia di Jhusi, un villaggio ai limiti di Allahabad, si attraversa il ponte 2 e si torna indietro con il ponte 1.  Ore di cammino.  Ma ci sono decine di accampamenti allestiti lungo le due rive del Gange che ospitano sadhu, naga, guru, pellegrini che sono molto più distanti dal Sangam e le ore di cammino si moltiplicano.




Le decine di ponti  mobili, che collegano le due rive del Gange, sono come tante  strade a senso unico  sospese sull’acqua. In ogni angolo si vedono soldati  e poliziotti, anche armati, con l’arduo  compito di dirigere il traffico di questa marea umana e dare informazioni, ma  è  difficile controllare quel  fiume inarrestabile di persone che a volte rischia di travolgerti. Lungo le strade di terra, una fitta  polvere ti avvolge insieme a un fumo acre, e  non basta uno scialle intorno al viso  per proteggersi dalla pollution. A destra e a sinistra del percorso si trovano  migliaia di piccoli negozi che offrono oggetti devozionali o cibo.