Mentre risalgo la scalinata del Ghat, dopo la gita in barca
sul Gange, un giovane, che invece scende verso il fiume, mi rivolge la parola e
mi dice qualcosa che non capisco. Forse Yss (Yogoda Satsanga Society). Poi
aggiunge SRF ( Self Realization Fellowship). Al mio assenso dice: “ Jai Guru”.
Ed io rispondo: “Jai Guru”. Forse ha capito che sono una discepola di Yogananda
dal mio braccialetto ( oro, argento e rame intrecciati) che hanno quasi tutti
i discepoli della Self Realization
Felloship, fondata da Yogananda a Los Angeles negli anni trenta. La YSS è la
società gemella indiana. Mi dice che è stato il giorno prima al campo della YSS
al Kumbh Mela e io rispondo: “Anch’io l’ho visitato proprio ieri”. Ci salutiamo
brevemente con Jai Guru e il giovane indiano scompare tra la folla. Penso
rincuorata: questo è il benvenuto o meglio il saluto del Maestro
(la sera stessa sarebbe iniziato il viaggio di ritorno a casa).
Mio nipote, che stava sul Ghat qualche gradino più in alto, dice che mi ha visto parlare con un giovane occidentale. Io
so che era un giovane indiano sui trent’anni. Episodio curioso di difficile
interpretazione.
Due giorni dopo il mio arrivo in Italia mi fratturo entrambi i polsi e il naso. Seguiranno mesi di sofferenza e di domande senza
risposta sul karma.
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