Un altro punto essenziale del
Buddhismo è la vacuità.Vacuità
vuol dire libertà da tutti i concetti, le idee, gli attaccamenti. Tutti i
fenomeni rimangono nella loro natura di vacuità e non possono essere afferrati.
Il bodhisattva condivide la sofferenza dei suoi simili e cerca di aiutarli con amore e
compassione. Gli insegnamenti sono come una zattera, che va abbandonata una
volta attraversato il fiume. Non ha senso continuare a portarla sulle spalle
mentre proseguiamo il cammino.
Bisogna
superare la forza dell’abitudine che ci porta a ripetere le stesse cose
migliaia di volte. La pratica della presenza mentale ci aiuta a riconoscere la
forza dell’abitudine per trasformarla.” Più siete consapevoli più siete
concentrati”, dice il monaco buddhista.
L’idea
di un sè è come un guscio. Quando usciamo da questo rigido guscio comprendiamo
che la nostra sofferenza è anche la sofferenza dei nostri avi e dei nostri
figli. E quindi ogni giorno possiamo praticare per liberare gli antenati e i discendenti che sono
dentro di noi. La nostra felicità è collegata alla felicità degli altri. Non
possiamo essere felici se gli altri attorno a noi soffrono. Siamo tutti
interconnessi.
“Dobbiamo
imparare a vivere felici nel momento presente. Ogni momento in cui camminiamo
nel presente è un momento di liberazione. Ogni passo che compiamo in questo
modo può liberarci e liberare innumerevoli generazioni di antenati e
discendenti. Ad ogni passo camminiamo con il Buddha”, scrive.
Tale è
la nostra responsabilità…in questa vita… in ogni momento…
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