La
prima realizzazione chiarisce i quattro punti fondamentali per meditare:
impermanenza, sofferenza, non sé e impurità
Tutto
subisce una costante trasformazione.
Il ciclo di nascita, maturità, trasformazione e distruzione è definito
impermanenza.
I
desideri sono infiniti, la nostra
capacità di realizzarli non lo è, di qui la sofferenza. Sapersi accontentare di
poco elimina l’avidità e l’invidia, quindi la sofferenza. Tutte le cose sono
impermanenti, tutte le cose sono vuote, soffriamo per la loro vacuità.
Il
Buddhismo insegna che gli esseri umani non hanno un sé. Tutti gli esseri umani
sono impuri e soggetti al decadimento. La mente è fonte di ogni confusione.
La
pratica diligente elimina la pigrizia. Il monaco buddhista suggerisce di
meditare sempre sulle quattro verità: impermanenza, sofferenza, assenza di un
sé e impurità.
La
concentrazione e la comprensione eliminano la ristrettezza mentale. Una volta
recise le radici dell’ignoranza possiamo liberarci e insegnare agli altri come
spezzare le catene di nascita e morte.
Ogni
persona ricca o povera deve essere in grado di praticare la generosità. Non
solo denaro, ma tempo, energie, amore. Attenzione. “I boddhisattva considerano
tutti allo stesso modo, amici e nemici”.
La
settima realizzazione: pur vivendo nella società non dobbiamo lasciare che
questa ci contamini. Il fiore di loto sboccia nel fango.
La
sofferenza nella società è illimitata e devono essere illimitate anche la
devozione e la volontà di aiutare il prossimo. Generosità senza
discriminazioni.
(Il
modo migliore per catturare un serpente ed altri sutra ”. Thich Nhat Hanh.
Ubaldini Editore.)
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