Per il monaco buddhista vietnamita,
invece, cercare un sé eterno è
come costruire un castello di sabbia. Prima o poi i castelli di sabbia
crollano, lasciando in noi dolore e inquietudine. Credere in un sé eterno è
inutile e pericoloso, afferma Thich Nhat Hanh.
Il
mondo è impermanente, in continuo cambiamento. L’impermaneneza deve essere una
pratica, non un’idea. Sapendo che la persona che amate è impermanente, che può
morire in ogni istante, scrive il monaco buddista, farete tutto il possibile
perché sia felice oggi. E questo aiuta a liberarci dalla paura, dalla rabbia,
dal dolore, dalla separazione.
“Agite
con saggezza e astenetevi dal fare del male”, continua Thich Nhat Hanh. Nel nostro corpo nessuna
cellula è permanente, nulla è
identico in due momenti consecutivi. Raggiungere il nirvana significa
estinguere la fiamma della sofferenza e dell’odio, non essere più prigionieri
dei concetti di nascita e morte. Chi raggiunge il nirvana è un Tathagata, non
viene da nessun luogo e non va in nessun luogo. Le quattro caratteristiche del
nirvana sono la permanenza, la sovranità, la gioia, la purezza.
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