Per giorni, per settimane ho vissuto con un peso sul cuore e una cappa grigia di piombo sembrava aver ricoperto tutta la terra. Dove si ergevano le due torri c’era una luce sinistra e in quel globo luminoso vedevo fluttuare migliaia di corpi astrali. Anime strappate brutalmente alla vita e un grido straziante di paura, di angoscia saliva dalla polvere al cielo.
Era il mio primo giorno di lavoro dopo le ferie estive. Un primo flash di agenzia, poi abbiamo acceso la CNN e siamo rimasti per ore incollati davanti alla televisione con un senso di impotenza, di orrore. I kamikaze delle Twin Tower avevano spazzato via con quel gesto criminale, folle, anche tutte le nostre certezze e ci ritrovavamo più fragili, più insicuri. Eravamo coscienti che la nostra vita sarebbe cambiata per sempre. Noi occidentali abbiamo vissuto in questi ultimi venti anni un periodo di relativo benessere, dominati dal consumismo e dall’egoismo. Abbiamo dimenticato i poveri della terra, le ingiustizie e le tante piccole atroci guerre sparse sul nostro pianeta. Forse una maggiore solidarietà e un profondo scambio culturale possono eliminare le radici della rabbia, della disperazione, che alimentano anche il terrorismo.
Mi chiedo: quell’undici settembre 2001, alle ore otto e quarantacinque, dove volgeva lo sguardo Dio?
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