Nei Vangeli non c’è nessuna indiscrezione sul lato affettivo, sessuale della vita di Cristo, eppure una personalità così carica come la sua, di amore e trasporto per tutti, non può non aver amato anche in senso umano. Questo non vuol dire necessariamente che abbia avuto rapporti sessuali, anche se, a mio avviso, non avrebbe cambiato il senso della sua missione. Un passo del Vangelo sembra indicare che Cristo avesse dei fratelli, anche se il termine usato in aramaico può avere significati diversi come fratello, cugino, genero, zio. Gesù era così puro, così divino, che forse non aveva bisogno di un rapporto fisico per entrare in unione con un’altra persona. Il rapporto si realizzava su un piano diverso. La Chiesa cattolica insegnava, e insegna tuttora, che il sesso è sporco, e il corpo umano va fustigato, purificato, mortificato.
La sessualità è sempre stata controllata dalla Chiesa, che decide con chi, come, dove, quando e perché va vissuta. Di fatto, soltanto Freud e Jung hanno aiutato i poveri cattolici a risollevarsi dai terribili sensi di colpa, dalle nevrosi, dalle frustrazioni legate alla sessualità. E non si capisce perché, visto che i primi padri della Chiesa avevano una famiglia e i Papi, per un certo periodo storico, hanno avuto amanti e figli. E san Paolo nella sua lettera a Timoteo scrive: “E parlando del Vescovo, che sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento, ma benevolo, non litigioso, non egoista, sappia dirigere bene la propria famiglia, abbia figli sottomessi con ogni dignità. Perché se uno non sa dirigere la propria famiglia come potrà aver cura della Chiesa di Dio?”.
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