giovedì 15 luglio 2010

Il Bene e il Male

L’eterno conflitto tra il Bene e il Male. Il concetto del male differisce a seconda delle epoche e delle latitudini, è legato alla cultura, al tempo in cui si vive. È relativo, come è relativo il bene. Alcune cose che cinquant’anni fa erano considerate negative oggi non lo sono più. Dobbiamo constatare, giorno dopo giorno, che la moralità pubblica, l’ etica stanno scomparendo nella nostra società.


Le religioni ci dicono che noi esseri umani siamo incapaci di trovare una morale comune, quindi abbiamo bisogno di comandamenti, precetti, punizioni. Eppure io sono convita che l’uomo ha in sé un potenziale etico che verrebbe fuori naturalmente se nella primissima infanzia il bambino non fosse violentato psicologicamente dai genitori, spaventato inutilmente, costretto all’obbedienza, non con la bontà del ragionamento e della verità, ma con le minacce e i ricatti, abituandolo subito a questa visione distorta della vita e della realtà e impedendogli di sviluppare così il senso di responsabilità. Un bambino che cresce nel terrore di sbagliare per evitare la punizione diventerà difficilmente un uomo libero; la sua creatività e la sua fantasia rimarranno paralizzate dalla paura. Se si considera che i primi anni di vita sono decisivi per l’impostazione della personalità, possiamo comprendere quante ferite irreparabili siano state inferte nella psiche degli esseri umani. Una grande sofferenza e anni di seria analisi, a volte, possono modificare quest’imprinting iniziale.


La psiche del bambino è come una spugna, incamera a poco a poco i valori espressi dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, che oggi sono il potere, il denaro, il successo, invece di imparare ad amare la tolleranza, il rispetto, la fratellanza. Un giovane può addirittura commettere atti criminali credendo di emulare gli adulti, o di stupirli provocandoli. Ricordate il film di Hitchcock Nodo alla gola? Un giovane uccide un suo compagno perché aveva frainteso i discorsi eccentrici sulla morale di un suo professore, che ha l’aria dinoccolata e un po’ distratta di Jimmy Stewart. Sappiamo bene come il codice d’onore della mafia abitui i figli dei criminali a vivere in un clima dove tutti i valori sono ribaltati e dove uccidere è considerato un fatto “normale”.


Non sono serviti i comandamenti di tutte le maggiori religioni e lo spauracchio dell’inferno a trattenere l’uomo dall’abisso di ignominia e crudeltà in cui è caduto nelle varie epoche storiche. L’etica non può più venire dall’alto, non deve essere più qualcosa di estraneo all’uomo, di imposto dall’esterno, ma deve nascere dal cuore dell’uomo, deve essere radicata nella sua anima. Soltanto in questo caso una persona può essere capace di grande generosità, fino a sacrificare la propria vita per gli altri, in nome di un ideale. Si può essere laici e non credenti e vivere una vita eticamente ineccepibile.


Nei tempi antichi, per aiutare gli uomini a districarsi nelle regole della vita quotidiana c’erano i profeti, anzi nel Vecchio Testamento troviamo anche molte profetesse. Avevano il compito di segnare la strada al popolo di Dio, parlavano in suo nome. In un certo senso rendevano chiari i termini del bene e del male, non c’era la possibilità di equivocare, di sbagliare. Oggi i profeti non esistono più, l’uomo deve trovare dentro di sé la propria guida, il Sé. Forse l’ultimo grande profeta in senso biblico è stato Gandhi; ha guidato una nazione intera verso l’indipendenza mettendo in gioco soltanto la sua vita. Nella Bhagavad Gita, il vangelo degli indù, il male sembra essere soprattutto l’attaccamento egoistico, e nel canone buddhista gli ostacoli all’illuminazione sono ugualmente il concetto di io e mio. È la non–azione, l’azione senza attaccamento ai frutti, che ci conduce verso la realizzazione. La morte dell’ego, il sacrificio di sé, è essenziale per la nostra liberazione. L’orgoglio è il più grande ostacolo alla saggezza.


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