Brother Sattvananda inizia la sua conferenza con una
battuta, ricordando la penuria di soldi che c’era nell’ashram di Los Angeles
all’inizio dell’opera di Yogananda.
I monaci compravano vestiti usati, raccoglievano fondi per costruire gli
edifici e un giorno un monaco durante una conferenza disse: “Abbiamo i fondi
per iniziare i lavori. L’unica cosa… è che sono ancora nei vostri portafogli”.
Il messaggio di Mrinalini Mata: “ Nella vostra Anima esiste
una forza e una volontà illiminata come figli di Dio. La scienza sacra dello
yoga possa aiutarvi a superare l’irrequietezza e sentire l’abbraccio di Dio, il benessere che si prova
quando si è in sintonia con Dio. Aiutiamo gli altri a migliorare.”
Coltiviamo il giusto atteggiamento verso Dio. Essenziale è
la disposizione mentale, quella che ci consente di avere il giusto
atteggiamento per affrontare le circostanze che la vita ci presenta, gli alti e
bassi che incontriamo. Importante
è raggiungere la saggezza.
Ogni sentiero ha le sue regole, quelle dello yoga sono Yama e Nyama, sono indicazioni
di base. Possiamo avere molte regole, ma la vita ci presenterà sempre nuove
sfide. E’ necessario discriminare. Ci vogliono regole ma anche buon senso. Nel
fondamentalismo i precetti sono
rigidi, si crede ciecamente in qualcosa, mentre la realtà è molto più
complessa, non si può costringerla in una cornice rigida. Bisogna crescere. Il
giusto atteggiamento nei confronti degli altri comprende buon senso,
benevolenza, compassione, accettazione.
Un monaco chiese a Daya Mata: “Sto agendo con Verità?”.
“L’amore è sempre più forte dello spirito della Verità”, rispose Daya Mata. Ci
vuole umiltà nel giudicare. Chiediamoci sempre: ”Qual è la cosa giusta da fare
in questa occasione?”. Prima di
intraprendere qualcosa dobbiamo fermarci a riflettere: ”E’ il mio istinto che
mi spinge a reagire?” Dobbiamo agire nel modo giusto nel momento giusto.
Sri Yukteswar diceva che le buone maniere senza sincerità
sono come una bella donna, senza vita.
La sincerità è importante, è una forma di gentilezza, ma
dobbiamo stare attenti a ciò che diciamo.
Dobbiamo agire con le parole come un chirurgo con il bisturi. La franchezza è un bene, ma
per non sbagliare seguiamo le regole e chiediamo aiuto a Dio. Comportiamoci come suggerisce la nostra
coscienza, con umiltà. Diamo al Guru l’opportunità di guidarci.
L’intuizione sviluppa il giusto anelito del cuore. Sri
Yukteswar diceva a Yogananda: “Impara a comportarti bene”. Una vita ben vissuta
dimostra amore e saggezza, rispetto e benevolenza per gli esseri umani, gli
alberi, gli animali, per tutto il creato.
Brother Sattvananda ricorda, a proposito dell’attenzione che
dobbiamo avere per tutto il creato,
un episodio accaduto nell’ashram di Los Angeles. Un giovane monaco stava
rastrellando le foglie nel giardino quando un altro discepolo di Yogananda lo
chiama perché bisognoso di aiuto.
Il monaco giovane si precipita
lasciando cadere distrattamente il rastrello per terra. Un monaco anziano,
che aveva assistito alla scena, quando il giovane monaco torna a rastrellare le
foglie, gli fa notare che nella fretta aveva fatto cadere il
rastrello su un rododendro e un
ramo della pianta si era spezzato.
Brother
Sattvananda ricorda un altro episodio che mostra la lungimiranza dei monaci più anziani. Un giovane
monaco era appassionato di arti marziali e dei film di Bruce Lee. E non perdeva
occasione, quando camminava per strada, per girarsi a guardare i manifesti che
pubblicizzavano le pellicole. Alla fine
Brother Premamoy lo chiamò
e lo portò al cinema a vedere un film, proprio di Bruce Lee. Le regole sono
importanti, sono le basi di un giusto atteggiamento verso la vita, gli altri,
Dio, il Guru. Ma ci sono anche le
eccezioni.
Sono le aspettative errate che ci fanno soffrire. Importante
è il giusto atteggiamento verso la vita, ribadisce brother Sattvananda.
Quando Mukunda lasciò l’ashram di Sri Yukteswar per
fuggire sull’Himalaya, al ritorno temeva i rimproveri del
maestro. Ma Sri Yukteswar gli disse: “ Non mi aspetto nulla dagli altri, quindi
non posso avere rabbia, desideri o frustrazioni”.
La serenità interiore non deve dipendere dalla situazione
esteriore. Le aspettative inconsce che ci rendono felici vengono dai piani
astrali. Quando la vita mostra il lato oscuro ci deprimiamo, ci arrabbiamo. La
vita è lo strumento del nostro progresso spirituale. Buddha dice: “La vita è impermanente”. Dalla transitorietà
della vita nasce la nostra sofferenza. Come può una cosa impermanente renderci
permanentemente felici?
La natura ha tre qualità: Tamas (oscurità, ci allontana da
Dio), Sattva (positività, bene) , Raja (moto perpetuo, neutro).
La vita manifesta continuamente i lati positivi e negativi.
Renderci felici è il nostro compito. Dobbiamo creare dentro di noi una pace
interiore permanente seguendo le regole e praticando la meditazione.
Diventare saggi e sereni dipende sempre meno dagli agenti
esteriori. Posso avere speranze, accettare la vita nel bene e nel male. Il
karma, anche se è duro, dobbiamo prepararci ad affrontarlo. Se dobbiamo fare un
safari nella giungla non possiamo aspettarci che i leoni si comportino bene e i serpenti si
allontanino. Ci prepariamo
adeguatamente e attraversiamo la giungla della vita.
Brother Sattvananda insiste nel ripetere che è
importante avere il giusto
atteggiamento verso gli altri, perché spesso pensiamo che gli altri siano
diversi da quello che sono. Dobbiamo dare agli altri il diritto di essere se
stessi. Brother Sattvananda racconta una sua esperienza personale. “Quando ero
novizio soffrivo molto del comportamento errato di alcuni novizi.” Mi
chiedevo : “Ma perchè fanno così?”. Poi un giorno un monaco mi disse: “Si comportano così perché è lì che sono”. “Dove? “chiese Sattvananda. “A quel
livello di maturità”, rispose l’altro monaco.
Pretendiamo che
gli altri siano diversi, invece dobbiamo accettare gli altri così come sono,
possiamo solo tentare di capirli. Una persona non fa la cosa giusta perché in
quel momento è incapace di farla.
Dobbiamo cambiare noi, il nostro atteggiamento, la nostra strategia. “Non si
può biasimare un coniglio perché è un coniglio e non è un leone”.
Brother Sattvananda,
per spiegare meglio il concetto,
racconta la storia di un difficile rapporto tra padre e figlio. Il padre non era stato un buon padre nè
un buon marito, aveva fatto soffrire la moglie, i figli; la coppia si era separata: una famiglia distrutta.
Sul letto di morte il figlio chiede spiegazioni al padre : “Perchè ci hai fatto
soffrire così tanto? Perché hai fatto soffrire la mamma?” E il padre, che aveva
raggiunto una certa saggezza prima di morire, rispose: “Non sapevo quello che
facevo”.
Dobbiamo avere
il giusto atteggiamento anche verso Dio e il Guru. Non dobbiamo coltivare aspettative sbagliate. Non dobbiamo
pensare :“Sto facendo una vita buona , faccio tutto quello che posso. Dio
dovrebbe darmi un po’ di serenità. Invece perché mi capita tutto questo?”.
Brother Sattvananda racconta un’altra storia. C’era una famiglia perfetta, genitori,
figli, tutti molto religiosi, seguivano le funzioni nei templi, poi il figlio
maggiore partì per il Vietnam e la famiglia scomparve, non si vide più alle
funzioni. Un monaco anziano alla fine
telefonò alla famiglia per chiedere spiegazioni. “Perché Dio ci ha
trattato così?”, fu la risposta. Si erano allontanati dalla fede. Non avevano retto
alla prova. La sofferenza, l’ingiustizia, a volte sono necessarie. Dio è sempre
dalla nostra parte.
Gyanamata diceva: A un Maestro non importa che tu soffra o meno. Perché quando il lavoro sarà
compiuto ci darà una mano. Ci dà
problemi ma dall’altro lato ci aiuta. Bisogna avere fiducia in Dio perché è
dalla nostra parte.
Brother Premamoy pregava la Madre Divina:” Non so perché
devo passare attraverso queste esperienze, ma tu lo sai”.
Surrender è la parola chiave. Abbandonarsi a Dio.