“ Dell’uomo che è nato in verità certa è la morte; e certa è la rinascita per quello che è morto. Di conseguenza, da ciò che è inevitabile non devi tu trarre motivo d’angoscia”, dice Krishna ad Arjuna nella Bhagavad Gita.
Sul tema della reincarnazione si esprime anche un famoso teologo cattolico Vito Mancuso. Ma vorrei prima accennare al suo ultimo libro, “ La vita autentica”, dove Mancuso spiega ciò che fa di un uomo un “uomo autentico”. Nel rapporto con se stesso è la genuinità, la spontaneità, la schiettezza, la sincerità; nel rapporto con la realtà esterna è la sua sete di giustizia, la lealtà, la dedizione al bene, l’amore per la verità. Un libro interessante e ben argomentato.
Nella sua opera precedente, quella forse più famosa, ”L’anima e il suo destino”, Vito Mancuso, affronta alcuni dogmi e alcune tesi della Chiesa cattolica con molto coraggio e con una visione che potremmo definire “laica”. Polemizza con i vertici della “sua Chiesa” e affronta con piglio scientifico le tante contraddizioni dei testi sacri. Lo scopo: ripensare il Cristianesimo per rifondare la fede. Un libro utile soprattutto ai cattolici praticanti, perchè toglie un po’ di muffa alla tradizione. Per i laici è un fertile terreno di confronto. “Non è la religione che salva: non è la legge, il tempio,la circoncisione; non sono i sacramenti, la Messa, i rosari, i pellegrinaggi, le indulgenze, la Bibbia.- scrive Mancuso- Ciò che salva è la coscienza pura e la vita buona che ne consegue, è l’adesione incondizionata dell’anima al bene, alla verità, alla giustizia”. Parole sante!
Qualche perplessità nasce quando il teologo affronta il tema della reincarnazione:” Io non aderisco a questa teoria a causa della distruzione della storia della singola libertà che essa comporta”. Per poi specificare meglio : “Tutta la mia esperienza acquisita in questa vita andrà comunque persa, tutto l’ordine e l’ informazione che ho prodotto nella mia anima verranno cancellati….. La realtà è che la storia della coscienza con tutte le sue esperienze fatte e le persone amate, se si rinasce nuovamente nel tempo, viene azzerata”. Una certezza che non ammette confutazioni.
Se è l’Energia che sostanzia l’Universo e gli esseri viventi, nell’uomo, gradino più alto dell’evoluzione, ciò che non muore è il Sé. Non si perde né l’individualità né si annullano le esperienze passate che rimangono nel nostro inconscio per affiorare quando le circostanze esterne lo consentono. Pensiamo al talento innato di Mozart. Ciò che muta è il corpo-involucro perché il Sé possa proseguire il cammino fino alla sua completa realizzazione: spiritualizzare il corpo- materia per divenire tutt’ uno con l’Energia divina. Un’ ipotesi sostenuta dalle filosofie orientali, anche se nei testi sacri induisti e buddhisti , come in quelli cristiani, si trovano visioni diverse e a volte contraddittorie.
La via spirituale è lunga, dolorosa, difficile, piena di dubbi, però dà conforto l’idea che ci siano più vite per avvicinarci a Dio, più religioni per arrivare all’unica meta, più testi sacri per attingere alle rivelazioni divine. Nessun essere umano viene così escluso dalla salvezza finale, mentre l’attuale dottrina della Chiesa prevede l’eterna dannazione per i peccatori incalliti o “ l’annichilazione", la definitiva distruzione della personalità.
Si dice che proprio nei primi anni di vita ci siano ancora reminiscenze di vite precedenti. Visioni, comportamenti, sensazioni, che poi si dimenticano quando si diventa adulti. E sicuramente questo è un bene, altrimenti saremmo continuamente condizionati da quello che abbiamo fatto in precedenza, non avremmo più libertà di scelta. La vita oltre la vita è un terreno minato: non esistono certezze, soltanto speculazioni filosofiche. Ciò che conta è l’esperienza diretta: scavare dentro noi alla ricerca di una risposta o di un contatto con l’Assoluto.