Il 21 settembre 1992 incontro Maggi Lidchi Grassi a
Pondicherry, durante uno dei miei viaggi in India. Siamo sedute nel suo
giardino. Maggi è serena e sorridente. Comincia a parlarmi della sua vita, dall’infanzia all’incontro con Mère. Quello che
segue è il resoconto integrale del lungo dialogo.(ne avevo fatto una breve
sintesi nel 2010).
E’ Maggi che racconta:
“Sono nata in Francia, a Parigi, il 9 maggio del 1930, di
discendenza Sefardita.
Mio padre era un antiquario, collezionista di quadri
moderni, impressionisti, Chagall, Degas, e anche di tappeti persiani; poi è stato costretto a vendere tutto.
Nel ‘39 ci siamo trasferiti in
Sudafrica con tutta la famiglia (uno dei due fratelli è nato lì) per paura di Hitler. A Johannesburg,
dove ho frequentato l’università- la facoltà di letteratura e filosofia- ho
vissuto per undici anni, fino al 1950. Subito dopo la guerra sono tornata in
Francia.
A 17 anni ho
letto il primo libro di Aurobindo: “I saggi sulla Bhagavad Gita”. Ho capito
subito che era un libro destinato a me. L’ho letto per due anni di seguito . Il
secondo libro l’ho trovato in una libreria di Johannesburg: era il primo volume
della “Sintesi dello Yoga”. All’epoca c’era l’embargo con l’India. Mi sono
sempre chiesta come quel libro fosse arrivato proprio lì. Mi riguardava
intimamene. Un giorno qualcuno, che sapeva del mio interesse per lo yoga, mi
portò da un piccolo guru indiano che viveva in un quartiere proibito agli europei. Avevo allora 25/26
anni. Aurobindo all’epoca era appena morto. Questo guru mi ha introdotto alla
pratica della meditazione, anche se avevo
già tentato di meditare da sola. Mi ha aperto al mondo delle divinità
indiane, così complesso.
Nel frattempo, a 22 anni, mi ero sposata con un regista
cinematografico portoghese; scrivevo racconti, novelle, lavoravo con lui. Il
primo bambino l’ho adottato a 44 anni. Ho adottato tre bambini : due femmine
e un maschio. Il terzo bambino
aveva una sorellina che è stata poi adottata da una famiglia italiana. Abbiamo
creato una casa per i piccoli
abbandonati e una scuola per 200 bambini poveri del villaggio.
All’epoca scrissi all’ashram che
non potevo andare. Il marito portoghese aveva capito che lo yoga mi avrebbe
allontanato per sempre da lui.
Sono partita nel 1959, da sola. Avevo 29 anni quando
arrivai in India. Mère mi aveva scritto:”Verrai quando sarà il momento.”
Mio padre, che conosceva l’India, cercò di dissuadermi. “
continua…..
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