“Negli ultimi sette anni, dal 1966 al 1973, ho fatto la
segretaria personale di Mère. Era
un incontro d’amore tutti i giorni. Facevo una vita molto ritirata, molto interiorizzata, di meditazione, facevo
qualche traduzione, poesie. Una vita molto protetta. Dopo la morte di Mère e di
Natan la mia vita è cambiata molto. Non avevo bisogno di chiedere. Mère mi dava
tutto quello di cui avevo bisogno. E’ stato un rapporto molto dolce, intenso ,
leggevo le lettere dei discepoli, rispondevo per lei. Lei ripeteva sempre la
stesa cosa:” Arrendersi a Dio”. “Surrender”, diceva a tutti. Il nostro yoga si
basa su questo.
Ho vissuto, prima di arrendermi completamente, 36 ore di
sofferenza. Qualcosa in me faceva resistenza, poi ho capito la lezione. Dovevo
abbandonarmi. Abbandono alla divina provvidenza. Le opinioni sono opinioni
mentali. Dentro di me c’era resistenza. Lasciare il mondo e vivere nell’ashram
è stato facile, difficile raggiungere l’abbandono totale a Dio.
Avevo scritto un romanzo, stavo facendo la revisione, l’ho
strappato ed ero ancora attaccata
a Natan. “Anche un granello di sabbia se ci sei attaccato ti fa soffrire”, diceva
Mère. Ognuno ha una line diretta (hot line) con il Signore. Così dopo questa
esperienza ho capito cos’è l’amore senza attaccamento. Ho detto a Dio: Fai tu.
Ora non ho più desideri. Cinque anni fa ho cominciato a interessarmi di
omeopatia, curo i malati dell’ashram.
Non prego più Dio nel senso tradizionale. Dicevo: Tutte le
mie azioni siano in accordo con la volontà divina. La Mère mi faceva notare : “A questa frase, per essere perfetta,
manca una sola parola, spontaneamente, senza sforzo.”
Una figlia adottiva, Ishita, ha ora 18 anni e vive vicino a
me, l’altra 21 anni, è sposata con un medico omeopata e vive in California.
Mère avea
raccolto attorno a sé cinque persone. Sono morte tutte. Ne è rimasta una sola
che ha la responsabilità dell’ashram. Lui ha scelto altre persone più giovani
che ora collaborano e che poi continueranno l’opera di Mère e di Aurobindo. ”
Continua…
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