Passarono alcuni giorni e improvvisamente sentii che il mio compito era finito. Provai una leggera angoscia mentre, al contrario, avrei dovuto sentirmi liberata dal peso e dalla responsabilità che da settimane gravavano su di me. Dopo pochi giorni, il 31 dicembre , a mezzanotte - la fine dell’ anno è per me una scelta di solitudine, non sopporto botti e inutili rituali - avvenne il terzo incontro. Come sempre stavo meditando, avvertii come una leggera presenza. Parlai con lui per una decina di minuti: “Se vuoi tornare, siamo pronti ad accoglierti con amore. Se vuoi andare via, che tu sia felice nella luce”. Il fatto che fosse tornato proprio il 31 dicembre, a mezzanotte, lo valutai come un gesto gentile. Dopo le prime due volte ero meno spaventata, anzi mi aspettavo un nuovo incontro.
Dopo quattro giorni, all’una di notte, avvenne il quarto ed ultimo incontro. Stavo meditando. La presenza era andata col tempo affievolendosi. Era come se si stesse allontanando. Lo percepivo appena. Chiesi perché non poteva tornare. Sentii nella mia mente il numero sette. Allora capii che aveva scelto di non tornare o, più semplicemente, che non poteva tornare, dunque sarebbe morto. Allora mi domandai: che cosa significa sette? sette giorni?, sette mesi?, sette anni?
Cinque mesi più tardi , il giorno 7, un’amica mi telefonò e mi annunciò che X era morto. Stavo partendo per lavoro, così non potei assistere ai suoi funerali.
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