Dopo alcuni giorni avvenne il secondo incontro. Era mezzanotte . Stavo facendo gli esercizi di yoga, sentii la presenza di X , ma non forte come la prima volta. Mi sedetti a meditare e immediata, come la volta precedente, arrivò la tachicardia e il freddo gelido sulle mani. Suggestione? Ricordo della volta precedente? Contatto reale? Sono le domande che mi feci, secondo il mio naturale scetticismo. Gli parlai per mezz’ora con intensità e partecipazione. Gli posi alcuni quesiti. Lo chiesi di tornare con tono accorato: ero ormai compenetrata nel mio ruolo salvifico. Alla fine domandai: “E’ un addio o un arrivederci?” Rispose :”Un arrivederci”.
Proseguii la meditazione, pur rimanendo nel sospetto che si fosse trattato di semplice autosuggestione. Alla fine gli posi alcune domande sciocche: Hai freddo? No. Sei Solo? No. Stai bene? Si. Cercai di rassicurarlo e di convincerlo a tornare tra noi con frasi tipo :” Se interrompi la vita non puoi progredire. Pensa a quante cose puoi ancora imparare, questa esperienza dolorosa ti ha fatto fare un grosso passo avanti, perché vuoi fermarti? Dammi la possibilità di aiutarti. Dai a tutti noi la possibilità di volerti bene.”
Il contatto, ovviamente, era mentale, non sentivo né la voce né le parole, ma intuivo il significato di quello che mi voleva dire. E rispondevo con una forte concentrazione mentale.
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