venerdì 18 febbraio 2011

Il corpo astrale durante il coma

All’inizio di dicembre di molti anni fa, avvenne il primo contatto. Era quasi mezzanotte. Avevo sete. In cucina, stavo cercando di aprire una bottiglia di succo di carota. Improvvisamente sentii accanto a me la presenza di X, aveva fretta. Continuai ad aprire la bottiglia e mentalmente gli dissi:”Dove sei ora, non dovresti avere fretta!”. Riuscii a bere, ma c’era sempre la sua presenza che mi incitava a sbrigarmi, e mi rimprovera per non essere andata a trovarlo quella mattina. Spensi il televisore, le luci, andai in camera da letto: pensai che la meditazione fosse la condizione migliore per accogliere questa presenza. Così, dopo gli esercizi di yoga, mi sedetti sul tappeto nella posizione del mezzo loto, davanti alla foto del mio maestro, e mi preparai a meditare. Dopo qualche minuto avvertii una forte alterazione del battito cardiaco, una forte tachicardia. Con il mio solito pragmatismo mi chiesi se a cena avessi mangiato qualcosa che mi avesse fatto male, poi avvertii la presenza di X. La prima reazione fu di paura, poi pensai: “Sto meditando, non mi può accadere nulla di grave”. Persi il contatto.


Dissi a me stessa :” Forse aveva qualcosa di importante da dirmi; forse è morto proprio in questo preciso istante. Troppo occupata ad analizzare la situazione, non sono stata capace di recepire il suo messaggio”. Ripresi a meditare per una decina di minuti. Cercai di concentrarmi su di lui pregandolo di rimettersi in contatto con me. Pregai il Maestro di farmi strumento del suo volere. Così avvertii nuovamente la presenza di X, molto forte. Mi arrivò il suo messaggio e mentalmente gli risposi. Poi cercai di fargli coraggio, lo incitai ad abbandonare la sua posizione pietrificata, gli disse che saremmo diventati amici. Ho tante cose ancora da imparare –pensai - prima di tutto a sorridere e ricordai la frase di Yogananda:” Mettetevi davanti a uno specchio e tirate gli angoli della bocca”.’


Durante il contatto, ad un certo punto, calò un freddo gelido sul palmo delle mani, come se X, seduto di fronte a me, avesse appoggiato le sue mani sulle mie. E poi anche freddo gelido sulla fronte. Il gelo della morte. Ero combattuta tra la paura e il disagio. Il pensiero della morte mi afferrò, ritirai le mani e le misi nella posizione della meditazione buddhista, incrociate sul grembo. Dopo poco fui costretta a tornare nella posizione precedente. Nuovamente percepii la sensazione di freddo gelido sulle mani . Eseguii il Krya Yoga sette volte, cantai l’OM tre volte per X che mi era davanti. Improvvisamente si sciolse il contatto. Era trascorsa circa un’ora.

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