sabato 23 ottobre 2010

Il dolore

Il dolore, quando è intenso e prolungato, annichilisce la persona e le sue difese. Per questo, in genere, a una malattia ne subentra subito un’altra senza soluzioni di continuità. A volte, può accadere di vivere per mesi con la sensazione di essere arrivati al capolinea. È come se ci fosse un muro invalicabile davanti a noi, come se sullo schermo della nostra vita fosse apparsa la parola “the end”. In quei momenti non sappiamo se assecondare questa sensazione di fine oppure ribellarci alla malattia, reagire, coltivando la speranza di guarire. Ci chiediamo: Cosa sta succedendo? Stiamo vivendo la conclusione di una fase o è veramente arrivata la fine della vita? E spesso anche i sogni sembrano indicare l’incontro con la morte. Reale o metaforica? Allora, tagliamo tutti i ponti dietro di noi. Viviamo in un tunnel buio senza luce. Accanto a noi soltanto la disperazione. Le terapie contro il dolore, gli oppiacei, la morfina, possono alleviare la sofferenza fisica, ma un tarlo invisibile continua a corrodere la psiche.


Quando le malattie sono lunghe, dolorose, incomprensibili ai medici, refrattarie ad ogni cura, anzi che peggiorano con le cure, ci chiediamo se ha ancora senso continuare a occuparsi delle miserie della vita quotidiana invece di ritirarsi in un ashram, in un convento, per morire serenamente. In India la vita sembra scorrere in modo più naturale. Da ragazzi si pensa allo studio e alla formazione, poi al matrimonio e al lavoro, infine al ritiro e alla ricerca spirituale. Nella quarta fase dell’esistenza, che coincide con la vecchiaia, si sceglie la vita monastica. C è una grande saggezza in questa suddivisione dei compiti e dei ruoli.


martedì 19 ottobre 2010

La guerra

Non ordinare agli altri quello che tu non sei capace di fare e di dimostrare. Quando comandavo il mio reggimento – mi raccontò Swamji – se i miei soldati portavano 30 libbre di peso sulle spalle, io ne portavo 35. Swamj Sharananda Giri ha smesso di fare il militare nel 1959. Dal ’42 al ’46 è stato in Italia al seguito delle truppe inglesi. Bisogna difendersi e difendere il proprio paese, mi disse. In questo caso la violenza è inevitabile. E’ un dovere difendere il proprio paese e i più deboli.


La Baghavad Gita

La Baghavad Gita è un libro simbolico. I nemici da distruggere sono dentro di noi. Un testo molto bello, completo che risponde a tutte le domande.Quando si è diventati introspettivi si è pronti a ricevere un guru. Non bisogna cercarlo. Dio manda il guru quando è il momento giusto. Non bisogna essere intellettuali, filosofi. Non è necessario leggere tanti libri. Per raggiungere la self realization è sufficiente seguire quello che dice Yogananda, con disciplina e onestà. (Swami Sharananda Giri)


La bellezza è dentro di noi

Non comportarti da mendicante davanti a Dio. Non supplicare: ”Ti prego liberami dai problemi.“ I problemi li devi togliere dalla tua mente, mettendoci Dio. Devi credere in te stessa. Se prima non credi in te stessa, come puoi credere nel guru e in Dio? Fai una vita semplice. Certo, ognuno ha un’idea diversa della semplicità. La via spirituale è una via individuale. Marito e moglie non si debbono scambiare confidenze o insegnarsi a vicenda. Il sentiero spirituale è duro, va fatto gradino dopo gradino.


Un luogo è bello se dentro si è felici. Ma se c’è un male, un raffreddore, allora tutto diventa nero. Dobbiamo sforzarci di essere felici in Dio, così tutto sarà bello in ogni circostanza. La bellezza deve essere dentro di noi. (Swami Sharananda Giri).


martedì 12 ottobre 2010

Antico rimedio indiano

Disciplina anche nel mangiare. Non bisogna mangiare troppo. Quando si ha il raffreddore non mangiare né frutta né vegetali, ma soltanto riso e lenticchie o riso e fagioli. O soltanto una zuppa di dal (lenticche rosse) la sera. Mangiare un tipo di frutta al giorno. Non mescolare troppe cose. Non mangiare troppa frutta secca. Per il raffreddore, quando si sta male, è utile anche fare una pillola di ginger ( se non c’è lo zenzero fresco si può battere quello secco) con il miele. Si può aggiungere anche un po’ di sale per chi non ama troppo il dolce. Lasciarla sciogliere in bocca. E’ un antico rimedio indiano.


Questi i consigli di Swami Sharananda Giri della S.R.F. sull’alimentazione da tenere in caso di malattia.


Durante uno dei miei ritiri a Dwarahat, notai tra gli ospiti dell’ ashram una ragazza che spiccava per la sua devozione e per la serenità che espandeva. Lo Swami ne parlava sempre con ammirazione:” Andrew è un esempio da seguire.- diceva- Il suo viso espande una felicità estatica. Questo è l’effetto del krya yoga. Una felicità che prorompe all’esterno. Uno sguardo sereno , un sorriso estatico e una voce forte che lascia trasparire volontà e determinazione.”


Meditare sempre

“Canta Hong Sau mentre cammini. In qualunque momento della giornata, seduto su un autobus, in attesa all’aereoporto, canta Hong Sau,” mi disse un giorno Swami Sharananda Giri, in uno dei nostri incontri a Dwarahat. “Il nostro dovere è cambiare, cambiare in meglio ogni giorno. Non chiedere a Dio: Dammi questo, toglimi questa pena. Chiedi soltanto aiuto e guida. Non frequentare inutili compagnie. Evita le chiacchiere inutili. Impara a dire di no: Se la gente si offende, bene, non era una giusta compagnia. La porta di casa non deve essere aperta a tutti. Crescere la bellezza dentro di noi. Vedere Dio in ognuno e in ogni cosa. Vishnu disse a Tulsidas: Tu devi amare ognuno, perché non sai in quale forma fisica mi presenterò a te la prossima volta. L’umiltà è una delle principali virtù.”


“Amare tutti come se fossero figli. La più grande conquista per una donna è saper stimolare negli uomini l’amore per la madre divina, invece dell’amore sensuale. Parlare a Dio continuamente, come un bambino. Non è importante se non risponde. Un giorno risponderà. Bisogna essere capaci di mettersi in sintonia con Dio, rapidamente, senza pensare a ciò che accade intorno. Entrare dentro di sé, fare più meditazione, sempre più meditazione. Hai un buon karma se in questa vita hai incontrato Yogananda.”


“Lo scopo della vita ,come ha detto Guruji, è:

1 Imparare.

2 Imparare a crescere.

3 Crescendo riconoscere la verità che tu sei in realtà un ‘anima, una parte di Dio.

4 Self- Realization.”

domenica 10 ottobre 2010

Esistono gli Ufo?

Tutte le volte che sono in campagna, prima di mettermi a letto, esco sul terrazzo per ammirare il cielo, le stelle, la luna, le costellazioni. È uno spettacolo di tale mistero e bellezza che provo un senso di pace e anche di presenza di Dio. Un universo così meraviglioso, così perfetto non può esistere senza una mente divina. E spesso ho sperato di vedere qualche astronave solcare il cielo e atterrare sul prato che sta proprio di fronte alla mia casa. Per me sarebbe un vero scoop!


La penultima notte che ho dormito nella foresteria del monastero di Camaldoli, dove mi ero recata per un breve ritiro,mi è accaduto qualcosa di apparentemente inspiegabile. Ogni sera, per raggiungere i bagni, dovevo attraversare un lungo corridoio. E quando arrivavo all’altezza della finestra, che si affaccia sulla foresta, l’aprivo e mi mettevo ad ammirare il cielo e le stelle, come faccio solitamente quando sono nella mia casa di campagna. Anche quella sera ho fatto lo stesso percorso, ma quando sono arrivata alla finestra ho visto qualcosa che mi ha sorpreso e affascinato.


Il silenzio era assoluto, tutti dormivano, il cielo era nero — non c’era la luna —, la foresta era nerissima, ma in un punto, sulla destra della mia visuale, sotto la prima linea di colline, c’era una luce bianca intensissima che illuminava a giorno, dall’interno, una porzione circolare della foresta. Gli alberi si vedevano in controluce, le cime erano circondate da una sorta di luminescenza. Davanti a questo globo di luce, sulla sinistra c’era una specie di corridoio luminoso, lungo qualche decina di metri, come per consentire a qualcuno di scendere e camminare. E ad un certo punto sulla destra del globo luminoso ho visto comparire e scomparire due volte una luce rossa. Data la distanza, settecento, ottocento metri, doveva essere piuttosto grande.


Sono rimasta incantata dallo spettacolo, poi mi è scattata la molla della giornalista. Ho pensato: prendo la macchina e vado. Ma dove? C’è un’unica strada che porta all’eremo che, a un certo punto, devia sulla destra. Quello che io vedevo si trovava probabilmente nel mezzo della foresta, dove non mi risultava ci fossero alberghi o campeggi. Da sola, senza una torcia, dove sarei potuta andare? E come avrei fatto a rientrare in convento? Così, ho rinunciato all’avventurosa escursione notturna e sono rimasta in piedi a guardare, sperando che succedesse qualcosa. Ma non è successo nulla e, alla fine, sono tornata nella mia stanza. Dopo un’ora, a mezzanotte circa, mi sono rialzata e sono tornata alla finestra. La luce era ancora lì. Sono rimasta in piedi per non so quanto tempo poi, vinta dalla stanchezza, ma appagata dalla visione, sono tornata a dormire.


Quando la mattina dopo ne ho parlato con un amico monaco, lui ha sorriso e mi ha detto: “Curioso, io ieri sera ho pensato a un Ufo, e tu l’hai visto!”. Certo, non potrò mai sapere che cosa è stato. E non esiste nessuna spiegazione logica per quel tipo di fenomeno. Ma l’universo è talmente grande, esistono miliardi di galassie, miliardi di stelle, miliardi di sistemi solari uguali al nostro e ogni giorno si scoprono cose nuove. E’ impensabile che non ci siano altri pianeti abitati. E se ci sono, sono sicuramente molto più avanzati di noi dal punto di vista tecnologico visto che sono arrivati a frequentare il nostro cielo. Ogni tanto ci sono avvistamenti, segnalati anche da persone insospettabili.


Yogananda nella sua autobiografia, riferisce le parole di Sri Yukteswar: “Vi sono sfere astrali piene di tali esseri. I loro abitanti usano veicoli astrali, o masse di luce, per viaggiare da un pianeta all’altro più velocemente dell’elettricità e dell’energia radioattiva”. Era dunque un meeting, un incontro di spiriti elevati nel cuore della foresta di Camaldoli ? Avevano forse bisogno di posizionare una luce per fare sopralluoghi? E la luce rossa che è apparsa e scomparsa sulla destra per ben due volte? E se ci fosse stato Spielberg a girare un film? Ho sempre cercato di affrontare con scetticismo e razionalità ogni cosa insolita, o apparentemente insolita, che mi è capitata, ma dove la mente umana non può arrivare a capire, non rimane che arrendersi al mistero della vita. E poi nel Vangelo di Giovanni non si dice: Dietro le tenebre c’è la vita brulicante di altri mondi; nella casa del Padre mio ci sono molte dimore?


sabato 2 ottobre 2010

La paura e la guerra

“ La paura è uno dei problemi più grandi della vita. Una mente intrappolata dalla paura vive nella confusione, nel conflitto, ed è perciò costretta a essere violenta, distorta, aggressiva “. Krisnamurti


Una sensazione di paura, di angoscia, di pericolo, accompagna da sempre la mia vita e, a volte, riaffiora in modo sconvolgente nei miei sogni (ambientati tutti nella casa di campagna dei nonni materni), popolati da mostri, animali feroci, dischi volanti, tornado e cadaveri che emergono dal fango. Ce n’è uno in particolare, invece, che potrebbe essere un ricordo reale. Dovevo avere circa un anno. Sono nascosta sotto un tavolo, da cui pende una larga tovaglia bianca, con un mio cuginetto, di un anno più grande di me. Ad un certo punto si alza la tovaglia e noi vediamo due enormi stivali neri, quelli di un ufficiale tedesco che si china per offrirci due zollette di zucchero.


Per alcuni mesi ho vissuto realmente nella casa dei nonni materni (che si trovava sulla linea del fronte di Cassino, a pochi metri dalla via Casilina), mentre in lontananza risuonavano i bombardamenti. Eravamo fuggite da Roma- sarebbe più giusto dire mia madre era fuggita da Roma con me in braccio- dopo il tragico bombardamento di San Lorenzo, il 19 luglio del 1943. Abitavamo al quinto piano, senza ascensore, e quando suonava l’allarme - così mi raccontò mia madre- a volte i miei decidevano di non scendere al rifugio di piazza Dante. Si fermavano da amici al primo piano. Ma dopo il bombardamento, con migliaia di morti e feriti, mio padre decise che saremmo state più al sicuro in campagna e, soprattutto, io avrei potuto mangiare qualcosa di più di una semplice minestrina di crusca. La realtà che trovammo al nostro arrivo era però ben diversa.


L’edificio era stato sequestrato da un comandante tedesco, che vi aveva installato il suo quartiere generale. Nel 1957 l’ufficiale tedesco- si chiamava Karl ed era diventato un deputato della CDU- tornò a trovare mia nonna, con la moglie e i due figli. La nonna Marietta era una donna molto energica e coraggiosa. Aveva in mano le redini della famiglia e della casa. E come tutte le donne di campagna si faceva voler bene. Il marito- mio nonno- era emigrato in America e veniva a trovarla ogni dieci anni lasciandole nel grembo un figlio.



Il deputato Karl tornò in Italia in vacanza due, tre volte portando sempre a mia nonna dei doni, quasi per scusarsi di ciò che la guerra, voluta da altri, lo aveva costretto a fare, violentando la vita di una semplice famiglia di contadini, che si erano ritrovati senza casa, finiti in un vecchio rudere, e con poche cose da mangiare, perché farina, polli e conigli servivano per il comando tedesco. La biancheria, invece, mia nonna aveva fatto in tempo a sotterrarla impilata in un grande baule. Quando la guerra finì il baule tornò alla luce. Il corredo di mia madre aveva numerose macchie di ruggine, che spiccavano sul bianco di lenzuola e tovaglie. Macchie indelebili, a memoria della guerra.