Un altro caso straziante è stato quello di Piergiorgio Welby, inchiodato al letto, senza poter respirare o parlare per molti anni. Comunicava con la moglie e con il mondo con il computer. E con il computer aveva scritto un libro intitolato “Lasciatemi morire” per raccontare la sua terribile esperienza. Aveva inviato anche una lettera al Presidente della Repubblica per esprimere la sua indicibile sofferenza. Dopo molti anni di battaglie civili, il suo grido di dolore fu esaudito, non senza polemiche e conseguenze per il medico anestesista che aveva staccato il respiratore.
Anche nel caso di Piergiorgio Welby, la Chiesa si è comportata in un modo che non si può definire certamente cristiano. Furono negati a Welby i funerali religiosi, perché – si disse- si era trattato di un “suicidio”assistito. Eppure esistono, come la storia insegna, due pesi e due misure. In altri casi di suicidio, il Vaticano ha chiuso un occhio. E, contravvenendo a ogni regola di buon senso, ha addirittura accolto le spoglie di un boss della malavita, Enrico De Pedis, nella basilica di Sant’Apollinare a Roma. Con quale motivazione? Sarebbe interessante saperlo.
In Italia, per i malati terminali, sarà possibile finalmente usare nella terapia antidolore la morfina e i cosiddetti farmaci analgesici tratti dall’oppio. La scienza moderna ha dato all’uomo i mezzi per eliminare il dolore, per anticipare la morte o prolungare l’agonia all’infinito. Dietro la scelta di tenere in vita una persona con le macchine per mesi, per anni, il cosiddetto accanimento terapeutico, non c’è forse anche l’ interesse delle case farmaceutiche? Eppure, dovrebbe essere un imperativo per qualunque legislatore trovare per il “ fine vita” una soluzione amorevole e rispettosa nei confronti del malato.
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