Se il
mondo viene sperimentato come
samsara o come nirvana dipende soltanto da noi, dal nostro sviluppo spirituale.
La Meditazione buddhista non è una regressione nell’inconscio o nel passato, ma un processo di
trasformazione durante il quale
diventiamo coscienti del presente, degli infiniti poteri della mente, allo
scopo di diventare padroni del
nostro destino, coltivando quelle qualità che conducono alla realizzazione
della nostra natura eterna, all’illuminazione. Perciò invece di contemplare un
passato che non possiamo cambiare e sul quale non possiamo esercitare alcuna influenza, la meditazione serve
a deporre i semi della liberazione finale e a costruire già adesso il corpo
della futura perfezione secondo l’immagine dei nostri ideali più alti.
Il Tulku è un
essere umano che ha realizzato un’idea divina al punto da diventarne
l’incarnazione vivente.
Mentre l’uomo comune, cioè non allenato, è sorpreso e sopraffatto dalla morte,
coloro che hanno assunto il controllo del corpo e della mente sono in grado di
ritirarsi dal corpo quando lo vogliono, senza subire le sofferenze di una lotta
con la morte fisica; di fatto senza perdere il controllo del corpo neanche in
tale momento decisivo.
Dobbiamo familiarizzare con le forse oscure (morte). Esse
hanno potere su di noi finchè le temiamo. Accettarle come una parte necessaria
della realtà, ci insegna a non
diventare attaccati a nessuna particolare forma di apparenza e ci libera dalla
schiavitù del corpo.
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