“…Il pensiero vedantico non vedeva la rinascita come un ingresso in un nuovo corpo subito dopo la morte; l’essere mentale dell’uomo non è legato in modo così rigido all’essere vitale e a quello fisico,- al contrario, questi ultimi in genere dopo la morte si dissolvono. Deve quindi esistere , prima che l’anima sia richiamata indietro verso un’esistenza terrestre, un intervallo nel quale essa possa assimilare le sue esperienze terrene per essere in grado di costituire poi un nuovo essere vitale e fisico sulla terra. Durante tale intervallo essa deve indugiare in stati e mondi di là da questo, che possono essere favorevoli e sfavorevoli al suo sviluppo futuro. … "
"...In rapporto allo sviluppo individuale dell’anima, quindi, la vita nei mondi dell’aldilà, come la vita sulla terra, è un mezzo e non un fine in sé stesso.”
(Isha Upanishad commentata da Sri Aurobindo).
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