Perché l’educazione sessuale fa tanta paura alla Chiesa? Perché la Chiesa non può cedere il controllo sul corpo per non perdere il controllo sui fedeli. In Italia la Chiesa non ha mai consentito la realizzazione di un serio progetto di educazione sessuale nelle scuole, unica soluzione per prevenire AIDS e aborto. Qualche timido tentativo è stato fatto, subito affossato da interventi fulminanti della curia. Non si può imporre a milioni di persone l’astinenza; non tutti credono, non tutti ne hanno la capacità. Se un ragazzo non è educato fin dalla primissima infanzia, come fa a vivere il sesso in modo umano, poetico, quando la cultura della pubblicità trasforma tutto, anche il sesso, in merce? E’utile conoscere la fisiologia del corpo umano, ma vanno insegnati anche valori fondamentali come l’amore, il rispetto, la tolleranza, la fedeltà. E questo compito spetta alla famiglia e alla scuola, ma sono entrambi latitanti.
L’aborto è sicuramente una tragedia per ogni donna e va evitato, ma se la donna è stata violentata, se ha già tanti figli e non ha soldi per mantenerli, se è ammalata, se il feto è a rischio, forse si può lasciare a lei il diritto di scegliere. Magari anche quello di preferire la pillola RU 486, tanto contestata da preti e politici presunti cattolici, invece dell’aborto chirurgico. La pillola è meno invasiva e all’estero non comporta l’obbligo di degenza, che in Italia si è voluto imporre, con costi aggiuntivi per la sanità nazionale già in crisi. Le donne, anche quelle cattoliche, quando non c’era ancora la legge, andavano ad abortire di nascosto negli studi di famosi ginecologi, mentre quelle povere finivano dalle “mammane”, rischiando di morire per una emorragia. L’unica arma per prevenire l’aborto è la prevenzione, ma questa implica l’uso dei contraccettivi e la Chiesa nega anche questi. Ha solo aperto uno spiraglio alle coppie cattoliche recidive. I confessori sono stati autorizzati dal Vaticano a chiudere un occhio sui coniugi che usano la pillola e il preservativo, purché ammettano di provare a non farlo più.
Due vescovi, un francese e un tedesco, più aperti su questa tematica, hanno avuto anni fa problemi con il Vaticano e sono stati costretti a fare marcia indietro. I fatti di cronaca ecclesiastica sono molto illuminanti di quanto accade in Vaticano. Il vescovo Jacques Gaillot ha dormito nelle chiese parigine con i sans papiers, si è imbarcato sulla Rainbow Warrior II di Geenpeace per protestare contro le prove atomiche di Mururoa, si è battuto sempre per la libertà di espressione, è aperto sui temi più scottanti come l’aborto, il divorzio, l’omosessualità. Il coraggio delle sue scelte è stato ricompensato dal Vaticano con l’emarginazione. Gli hanno tolto la diocesi di Evreaux, in Normandia, per destinarlo a una diocesi virtuale, Parthenia, nell’Algeria del Sud, chiusa nel quinto secolo. Una beffa! Ma il vescovo non si è scoraggiato. Da una stanza al settimo piano senza ascensore, dove vive solo, grazie a Internet, dal 1996 comunica con tutto il mondo. E il suo sito su Internet l’ha chiamato, ovviamente, Parthenia.
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