Recentemente in televisione (credo su Rai Storia), è andato in onda un bellissimo documentario su Marlyn Monroe. Gli ultimi anni della sua vita, gli amori, i suoi film ma soprattutto il difficile e complicato rapporto con l’ultimo dei suoi psicanalisti, Dr. Ralph Greenson. Tra gli altri, la Monroe a Londra ebbe come psicanalista anche Anna Freud. Le lunghe sedute con Greenson sono registrate. Si sente la sua voce calda, seducente. In uno di questi incontri Marilyn chiede al suo analista: ”Si può morire per mancanza d’ amore?”
Marilyn era una donna bellissima, una brava attrice, amata e desiderata da tutti, tra i suoi amori anche il presidente Kennedy. Come poteva sentirsi non amata? Un’ infanzia infelice, sfortunata, avevano provocato in lei una fragilità che con gli anni era diventata sempre più evidente. Era il suo splendido corpo l’oggetto di desiderio degli uomini. Lei voleva qualcosa di più, quel qualcosa che nemmeno Arthur Miller riuscì a darle. L’alcool e gli psicofarmaci, con cui tentava di annullare il suo dolore, la uccisero a Los Angeles, la notte del 4 agosto del 1962. Sulla sua morte molto si è indagato, qualcuno ha parlato di omicidio (FBI, Mafia?), comunque la sua fine rimane avvolta nel mistero.
Molti anni fa posi la stessa domanda al mio analista. Sì, si può morire per mancanza d’amore, quando si è soli, disperati, quando nessun affetto ci circonda e nessun dio ci consola. Una patina di gelo si crea attorno al cuore e un muro di gomma ci isola dagli altri. Il freddo raggela la vita, che inizia a spegnersi poco alla volta. E al deserto della vita si accompagna spesso il deserto dell’anima. La notte oscura.
Nessun commento:
Posta un commento