Lo scopo del
pellegrinaggio al Kumbh Mela è
quello di purificarsi nelle acque
del Gange. Nelle scritture vediche
si dice che siano
sufficienti 3 tre giorni di
permanenza alla confluenza dei tre fiumi sacri per conquistare la salvezza e, se ci si bagna nelle acque sacre nei giorni propizi, si
ottiene la liberazione dal ciclo di morte e rinascita. Per questo motivo,
milioni di indù, anche a costo di
enormi sacrifici, si spostano dai loro villaggi o dalle loro città, per raggiungere, Prayag, il luogo
sacro.
Le origini del Kumbh Mela si perdono nella notte dei tempi,
bisogna risalire alla mitologia
hindù. Dei e Demoni lottavano per
conquistare l'Urna Sacra (Kumbh) che racchiudeva l'Amritha, il nettare dell'immortalità. Il Dio Jayanta si
tramutò in corvo e riuscì a sottrarre l'Urna fuggendo inseguito dai demoni.
Durante la sua fuga si fermò quattro volte e dall’Urna sacra caddero quattro
gocce. Da queste gocce di Amritha
nacquero le 4 città sacre: Allahabad, Haridwar, Nasik ed Ujjain. La fuga
durò 12 giorni, ma poichè un giorno degli dei corrisponde a un anno degli
uomini, il grande pellegrinaggio, il Maha Kumbh Mela, si celebra ogni 12 anni,
e sempre ad Allahabad. Il raduno intermedio, Ardh Kumbh Mela, si tiene ogni 6
anni nelle altre città.
Il primo bagno rituale,
previsto dal rito del Maha Kumbh Mela, rigorosamente dedicato ai religiosi, cadeva quest’anno il 10 febbraio ( Mauni Amavasya).
In questo giorno, all’alba, i Naga si sono immersi per primi nel Sangam; dopo di loro è stata la volta dei Sadhu e dei tanti Guru che hanno raggiunto la
riva su baldacchini colorati, accompagnati dai canti dei loro seguaci. Al
termine di queste abluzioni, infine,
si sono bagnati i comuni mortali.
Ogni 12 anni, milioni di pellegrini convergono,
quindi, ad Allahabad per il più grande raduno religioso al mondo (più grande
del pellegrinaggio alla Mecca) per bagnarsi dove confluiscono le acque dei
fiumi Gange, Yamuna e del mitico
Saraswati. Quest’anno, nei 55 giorni della Festa, si calcola che siano arrivati a Prayag circa cento
milioni di indù. Difficile avere cifre esatte.
L’enorme quantità di scuole
di yoga e di fedeli che cantano incessantemente mantra e preghiere durante la
Festa creano spesso, come ho potuto verificare, un frastuono assordante. La molla che fa sopportare agli indù
sacrifici e disagi è la volontà di superare il ciclo di morte e rinascita e, quindi,
allontanare l’ amaro calice della sofferenza. La presenza e le parole dei saggi possono aprire il cuore e
la mente, risvegliare una profonda
spiritualità. Al Maha Kumbh Mela
ho visto anche molti occidentali,
ma in questo caso la molla che li
spinge al viaggio è quasi sempre la curiosità. Nell’ashram che ci ospitava arrivavano comitive di pensionati
italiani, soprattutto del nord, che, dopo aver dato una rapida occhiata al
Sangam, ripartivano immediatamente.