Un’onda sonora attraversa lo spazio per chilometri. Un’onda sonora che raccoglie le preghiere di milioni di fedeli. Vecchi, donne, uomini camminano spediti verso la meta: il Sangam una striscia di terra e sabbia che si incunea tra il Gange, lo Yamuna e il fiume mistico sotterraneo Sarasvati. Portano sacchi sulla testa, le loro povere cose, necessarie per dormire e mangiare all’aperto. Molti trovano rifugio nei templi, allestiti lungo la strada dai vari gruppi religiosi che aderiscono a una scuola yoga o a un guru. E’ una sequenza ininterrotta di colori sgargianti e gigantografie.
Sono chilometri di sabbia e terra calpestati ogni giorno da milioni di fedeli che si affrettano a raggiungere il punto sacro, il Sangam dove la madre Ganga incontra il fiume Jamuna e il fiume mistico Sarasvati. Tutti si affrettano per arrivare in tempo per il 10 febbraio (Mauni Amavasya, il giorno del silenzio), un giorno benedetto dagli astri, (la luna nuova collegata a Shiva, il dio della meditazione). Tuffarsi nel Gange in questo giorno vuol dire purificarsi dal karma passato, interrompere il ciclo delle rinascite, porre fine alla sofferenza.
Il luogo
predisposto per il bagno è un brulicare di gente: si arriva, ci si
ferma a pregare e a fare abluzioni. Una mamma con due gemelli, un maschio
e una femmina, li tuffa nell’acqua,
i piccoli riemergono piangendo forse per l’acqua fredda e per il bagno
inaspettato. Pochi mesi di vita, eppure il rito di purificazione è stato considerato necessario anche per
loro.
Di notte tutta l’area del Kumbh Mela è illuminata da mille luci. Una striscia di luce attraversa per chilometri le sponde del Gange. Una città fatta di tende, nata per il grande Kumbh Mela che si rinnova ogni dodici anni. Il Gange si attraversa su decine di ponti mobili, allestiti per l’occasione, sono enormi contenitori di ferro legati tra loro, le barche vi passano sotto. All’imbrunire si vedono migliaia di uccelli sfiorare l’acqua.
Ogni notte si prega e si ode incessante in lontananza il coro di mille mantra che si fondono tra loro, ma la notte del 10 febbraio, i canti sono così potenti che anche a distanza di chilometri, è impossibile dormire. Un canto di milioni di persone vibra nell’aria: una preghiera che sale al cielo dalla terra, rivolta a un unico Dio che ha nomi diversi in ogni nazione di questo piccolo pianeta. Un fuoco d’amore. Pace, salute, lavoro, tante richieste quanti sono i fedeli che pregano. Ognuno ha la sua personale grazie da chiedere. Sarà ascoltato?
L’area del Kumbh Mela è enorme, decine di chilometri
quadrati; è stata delimitata e interdetta alle auto ma c’è sempre qualche
macchina o qualche moto che ha un permesso speciale. Per arrivare al Sangam
dall’ ashram che ci ospita, su un’altura che domina il Gange, alla periferia di
Jhusi, un villaggio ai limiti di Allahabad, si attraversa il ponte 2 e si torna
indietro con il ponte 1. Ore di
cammino. Ma ci sono decine
di accampamenti allestiti lungo le due rive del Gange che ospitano sadhu, naga,
guru, pellegrini che sono molto più distanti dal Sangam e le ore di cammino si
moltiplicano.
Le decine di ponti mobili, che collegano le due rive del Gange, sono come tante strade a senso unico sospese sull’acqua. In ogni angolo si vedono soldati e poliziotti, anche armati, con l’arduo compito di dirigere il traffico di questa marea umana e dare informazioni, ma è difficile controllare quel fiume inarrestabile di persone che a volte rischia di travolgerti. Lungo le strade di terra, una fitta polvere ti avvolge insieme a un fumo acre, e non basta uno scialle intorno al viso per proteggersi dalla pollution. A destra e a sinistra del percorso si trovano migliaia di piccoli negozi che offrono oggetti devozionali o cibo.