Il libro di Jean-Pierre de Caussade mi è stato regalato da Hélèn Erba Tissot il primo luglio del 1982 con una dedica molto affettuosa. Padre de Caussade, della Compagnia di Gesù, nato il 7 marzo del 1675, era stato per anni guida spirituale, predicatore, in diversi conventi francesi. Come guida spirituale aveva indirizzato diverse lettere alle suore del convento delle Visitandine di Nancy. Lettere che sono state poi raccolte e pubblicate nel 1861. La prefazione del libro è di Ernst Bernhard, e questo spiega perché Hélène me lo regalò nell’anno più duro della mia vita, ma questo non lenì la mia sofferenza.
Ho estrapolato alcune frasi che spiegano il senso del libro.
“Ognuno deve seguire la via che gli è tracciata. La perfezione consiste nel sottomettersi pienamente all’ordine di Dio”.
“La santità consiste dunque nel volere ciò che ci capita per ordine di Dio”.
”La fede è l’interprete di Dio. La fede dà un volto celeste a tutta la terra. La fede è la luce del tempo”.
”La fede non vuole prove, e coloro che hanno bisogno di prove hanno meno fede”. Un’anima santa non è che un’anima liberamente sottomessa al volere divino con l’aiuto della grazia “.
“Dio istruisce il cuore non per mezzo di idee ma per mezzo di pene e avversità”.
“Così è attraverso avversità continue e una lunga serie di mortificazioni di ogni tipo, di prove e di spoliazioni che uno si stabilisce nel puro amore. Bisogna giungere al punto che tutto il creato non sia più nulla e Dio sia tutto.”
“E Dio toglie tutto a queste anime tranne l’innocenza, perché esse non abbiano altro che lui solo.”
”L’arte dell’abbandono non è che l‘arte di amare, e l’azione divina non è che l’azione dell’amore divino.”
Sottomissione totale alla volontà divina, dunque, annullamento della propria personalità, pene e umiliazioni, il libro segna il cammino che porta alla santità. Un cammino difficile per un religioso, tanto più difficile oggi per un laico che aspira alla spiritualità.
Ernst Bernhard, nella sua prefazione, lo descrive come un processo di integrazione della coscienza, molto simile al Bhakthi yoga indiano o al Taoismo, ma simile anche al processo di integrazione della coscienza dell’uomo moderno, il “processo di individuazione”, come lo definsce Jung.
“Il lato generico e dogmatico - pur restando sempre alla base di quest’opera- passa decisamente in secondo piano di fronte all’anelito verso un’esperienza religiosa individuale”, spiega Bernhard.
E poi conclude così la prefazione: “ Meta ultima di questo processo- dopo la debita assimilazione dei contenuti psichici rimossi nell’inconscio alla responsabilità della coscienza attuale – è appunto il raggiungimento di quella trasformazione dell’io primitivo ed ascrivente tutto a se stesso, la quale scaturisce dalla integrazione della coscienza attraverso l’esperienza vissuta del fino allora inconscio costante operare del “Sé” (Selbst) o “Imago Divina” (Dio, Cristo, Divina Provvidenza, Atman, Purusha, Tao o come altrimenti lo si denomina) nell’anima e nel destino dell’uomo, - trasformazione che lo spirito cinese nell’I King così definisce:
“Il benigno lo scopre (il Tao) e lo chiama benigno.
Il saggio lo scopre e lo chiama saggio.
L’uomo inconscio vive di lui giorno per giorno e non
se ne accorge”.
“O descrivendo la stessa trasformazione con una espressione Paolina:
”Vivo, ma non più io;
vive invece Cristo in me”.
Il libro “Abbandono alla Divina Provvidenza” di Jean-Pierre de Caussade è pubblicato dalla Casa Editrice Astrolabio.